La nostra Penisola, divenuta una provincia dell’Impero, retta da un esarca, si trova impoverita a causa della guerra greco-gotica. La popolazione è decimata da carestie ed epidemie. Ha sempre più importanza il ruolo della Chiesa. Con papa Gregorio Magno il suo potere da spirituale diventa anche politico.
Nella primavera del 568 arrivano dal Nord Europa i Longobardi, che entrano in Italia, passando dal Friuli, guidati da re Alboino. Entro il 572 conquistano quasi tutta l’Italia settentrionale, la Toscana e creano i Ducati di Benevento e di Spoleto. Il resto dell’Italia è invece ancora bizantino.
I Longobardi sono divisi in gruppi familiari detti fare, comandati da duchi. Il potere politico è della nobiltà; il re è soprattutto una guida militare in caso di guerra. La società è divisa in classi: arimanni (nobili guerrieri), faramanni (uomini liberi ma poveri) e aldi (contadini semiliberi). I Longobardi, per convenienza, scelgono il Cristianesimo, ma sono ariani. Solo con la regina Teodolinda passano al Cattolicesimo.
Con il tempo nasce il bisogno di avere delle leggi uguali per tutti. Il re Rotari allora, con l’Editto che da lui prende nome, scritto in latino sul modello del diritto romano, dà per la prima volta una forma scritta alle consuetudini dei Germani.
Sotto il dominio longobardo l’economia è debole. Le comunità si organizzano in grandi proprietà agricole. Il Regno longobardo termina in seguito all’invasione dei Franchi.
Nei primi secoli del Cristianesimo, in Oriente, alcuni credenti decidono di isolarsi dal mondo per poter pregare e meditare: nasce così il monachesimo. Si creano comunità di monaci, che vivono in edifici detti monasteri, luoghi dove si lavora e si studia; Benedetto da Norcia scrive la prima Regola, cioè la raccolta di norme di vita che i monaci devono seguire.