Lo stalinismo in Unione Sovietica

STALIN AL POTERE

Alla morte di Lenin (1924) comincia la lotta per la successione fra Stalin e Trotzkij. La posizione politica di Stalin si basa sulla teoria che sarà chiamata del “socialismo in un solo Paese”: vuole cioè imporre e rafforzare la rivoluzione solo all’interno dell’URSS, che dovrà diventare uno Stato socialista potente e modello ideale per i proletari di tutto il mondo. Trotzkij, che sarà sconfitto, propone invece la teoria della “rivoluzione permanente”, che dovrebbe coinvolgere tutti i Paesi capitalisti più avanzati. Stalin, che è diventato l’unico padrone del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica), elimina anche fisicamente gli avversari politici e instaura una feroce dittatura personale fino alla sua morte, nel 1953. Per mezzo del Gosplan, una commissione statale creata a questo scopo, egli organizza l’economia sovietica sulla base di programmi quinquennali; sviluppa l’industria pesante, che renderà l’URSS una potenza industriale, senza però portare benessere al popolo russo; viene comunque migliorata l’assistenza sanitaria e combattuto l’analfabetismo.

LA POLITICA AGRICOLA

Nelle campagne i contadini proprietari sono privati delle loro terre che vengono raggruppate nei kolchoz, aziende agricole di proprietà dello Stato che fornisce i macchinari necessari e impone la quantità e i prezzi dei prodotti da consegnare allo Stato stesso. Di fronte alle resistenze dei contadini la collettivizzazione delle terre procede con la forza e chi si oppone, come i kulàki, che preferiscono distruggere i raccolti e il bestiame piuttosto che consegnarli a prezzi più bassi di quelli del libero mercato, viene eliminato o deportato in Siberia, nei gulag, campi di lavoro. Sul piano economico la collettivizzazione è un fallimento.

STALIN IMPONE UN REGIME DI TERRORE

Stalin, dopo lo sterminio dei kulàki, instaura un regime sempre più basato sulla repressione e sul terrore. Il periodo dal 1934 al 1939 è detto del terrore staliniano o delle grandi purghe. Come tutti i dittatori, anche Stalin crea una feroce polizia politica segreta per controllare la vita dei cittadini russi e individuare i “nemici dello Stato”. Gli scienziati sono fortemente sostenuti dal Governo, ma devono esercitare la loro opera solo nei settori decisi dal regime. In sostanza, con Stalin, la Russia è diventata un Paese totalitario e dittatoriale.

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