Il Secondo Impero francese e l'Unità d'Italia

LA MODERNIZZAZIONE DELLO STATO

Nella seconda metà dell’Ottocento, finiti i moti del ’48, in diversi Stati europei, come Prussia, Regno di Sardegna, Inghilterra e Francia, si verificarono importanti cambiamenti a livello politico e amministrativo: in primo luogo, chi era alla guida di un Paese capì che non bastavano più l’appello alla volontà divina e al principio di successione ereditaria per legittimare il proprio potere, ma era diventato indispensabile anche ottenere il consenso della popolazione, soprattutto della borghesia, che deteneva il controllo della vita economica; in secondo luogo, i territori di diversi Stati vennero suddivisi in distretti più piccoli, gestiti da amministratori statali di solito appartenenti alla borghesia, al fine di potenziare l’apparato amministrativo e governativo; infine, nella vita politica di ogni Stato divenne sempre più importante la figura del tecnico, che grazie alle proprie conoscenze specialistiche riusciva a fornire consigli pratici in determinati settori.

IL SECONDO IMPERO IN FRANCIA

Alla guida della Repubblica francese era stato eletto Luigi Napoleone Bonaparte. Per continuare a restare al potere Luigi Napoleone mise in atto un colpo di Stato con l’aiuto dell’esercito. In seguito a due plebisciti, Luigi Napoleone promulgò una nuova Costituzione e rimase al potere dopo essere stato incoronato imperatore con il nome di Napoleone III: nacque così il Secondo Impero francese, il primo regime autoritario moderno. Per mantenere il consenso della popolazione e dell’esercito, Napoleone III attuò una serie di riforme e organizzò campagne militari che in breve tempo assicurarono al Paese una grande crescita economica. Vennero aperte banche statali e nuove fabbriche, e vennero finanziate industrie e importanti opere pubbliche. La città di Parigi, capitale dell’Impero, divenne simbolo di eleganza e modernità. Una volta consolidato il proprio potere, Napoleone III adottò politiche più liberali, ripristinando i diritti e le libertà che aveva soppresso.

IL REGNO DI SARDEGNA DOPO IL 1848

Nel 1852, a capo del Governo del Regno di Sardegna salì Camillo Benso conte di Cavour, che attuò una serie di provvedimenti a sostegno dello sviluppo economico e industriale del Regno: furono eliminati molti dazi doganali per favorire il libero scambio; venne fondata la Banca Nazionale; vennero realizzate importanti opere pubbliche. Cavour intendeva creare un Regno d’Italia che unisse al Regno di Sardegna anche il Lombardo-Veneto, che era sotto il controllo austriaco. Per questo motivo cercò l’appoggio di Francia e Inghilterra, sostenendo le due potenze nella Guerra di Crimea e portando così all’attenzione internazionale la questione italiana.

LA SECONDA GUERRA D’INDIPENDENZA

Nel 1858 Cavour stipulò il Trattato di Plombières, un’alleanza militare con la Francia, che si impegnava ad aiutare il Regno di Sardegna nel caso fosse stato attaccato dall’Austria. Cavour fu abile nel provocare l’Impero austriaco, che nel 1859 dichiarò guerra: iniziò così la Seconda guerra d’indipendenza. Dopo le prime vittorie, anche altre città del Centro Italia si ribellarono chiedendo l’annessione al Regno di Sardegna. A quel punto Napoleone III decise di firmare a Villafranca l’armistizio con l’Austria, che cedeva la Lombardia al Piemonte. Nel 1860, in seguito a plebisciti, anche Toscana ed Emilia si unirono al Regno di Sardegna.

LA SPEDIZIONE DEI MILLE

Anche i patrioti del Sud d’Italia si ribellarono al domino dei Borbone. Nel 1860 i rivoluzionari siciliani invitarono Garibaldi a unirsi alla lotta, il quale salpò da Quarto, vicino a Genova, in direzione della Sicilia: iniziò così la spedizione dei Mille. Con l’aiuto della Gran Bretagna, Garibaldi sbarcò a Marsala e in breve sconfisse l’esercito borbonico. Dopo la Sicilia, Garibaldi risalì verso nord arrivando a conquistare Napoli. L’avanzata di Garibaldi venne fermata dal re Vittorio Emanuele II a Teano. Dopo i plebisciti in Sud Italia, Marche e Umbria, nel 1861 venne proclamata la nascita del Regno d’Italia.

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