Augusto e la nascita del Principato

Dal 31 a.C. Ottaviano fu console e iniziò un processo di sostanziale svuotamento delle magistrature repubblicane e di progressiva emarginazione delle assemblee, ponendosi come arbitro unico dei destini comuni e individuali. Valorizzò formalmente il ruolo del Senato, che mantenne le tradizionali funzioni legislativa e di gestione della politica estera, a cui fu aggiunto il potere giudiziario per i reati di concussione e lesa maestà. Ma allo stesso tempo Ottaviano si garantì il controllo dell’assemblea senatoria, introducendovi persone di sua fiducia, e nel 28 a.C. si attribuì la carica di princeps senatus (“primo tra i senatori”), titolo che rimarcava la sua appartenenza al Senato, conferendogli in aggiunta la facoltà di convocarne e presiederne le riunioni e di votare per primo ogni proposta, condizionandone in tal modo l’approvazione.

Nel 27 a.C. il Senato conferì a Ottaviano l’importante titolo di Augustus. Questo titolo, insieme con le cariche che Ottaviano assunse, gli conferì un grande potere, e inaugurò l’era del principato, assicurando a tutta la cittadinanza la pace e l’ordine.

Ottaviano Augusto condusse poche guerre di conquista e procedette a un rafforzamento dei confini; riorganizzò le province in senatorie e imperiali. Queste ultime furono affidate a legati da lui scelti e fedeli. Anche l’esercito venne riorganizzato introducendo una regolare carriera militare. Le truppe erano tutte volontarie e ricevevano un compenso adeguato e un premio di concedo. Il soldato diventò, quindi, un vero e proprio mestiere.

Numerose furono le opere pubbliche avviate in questo periodo, e la città di Roma venne dotata di servizi essenziali per la distribuzione del cibo alla plebe, per la sicurezza e per l’organizzazione dei giochi. Si garantì in questo modo un periodo di pace che va sotto il nome di pax Augusta.

Fu una nuova epoca, caratterizzata dal recupero degli antichi ideali, che avevano reso grande la città di Roma. Si avviò un’opera di propaganda affidata a Mecenate, che si circondò di storici e poeti, quali Tito Livio, Publio Virgilio Marone, Quinto Orazio Flacco, i quali, attraverso le loro opere, sostennero il programma augusteo.
Altri elementi della propaganda furono le migliaia di statue di Augusto, recanti i simboli della sua auctoritas, collocate in ogni regione dell’Impero, e i numerosi monumenti civili e religiosi, ad esempio il Foro di Augusto e l’Ara Pacis Augustae.

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