La caduta dell’Impero d’Occidente

Dopo la morte di Costantino, nel 361 d.C. fu nominato imperatore Flavio Claudio Giuliano. Durante il suo breve regno, Giuliano tentò di restaurare la cultura e la religione pagane: educato secondo i precetti cristiani, appena salito al trono rinnegò la sua fede (da qui l’appellativo di Apostata ) e attuò una serie di editti che limitarono i privilegi concessi ai cristiani da Costantino. Il tentativo di Giuliano di rivitalizzare il paganesimo non ebbe effetti rilevanti, perché ormai il Cristianesimo si era largamente diffuso in tutte le classi sociali e i riti pagani erano stati abbandonati da tempo.

Il IV secolo fu caratterizzato dalle crescenti preoccupazioni per la pressione che le popolazioni barbariche esercitavano ai confini dell’Impero. Teodosio credette di poter fermare questo pericolo accordandosi con le popolazioni germaniche, a cui assegnò ampi territori in cambio di protezione, ma tale provvedimento fu efficace solo nell’immediato, dimostrandosi nel tempo rischioso, perché in pratica consegnava la difesa dell’Impero nelle mani dei capi germanici, indebolendo così l’esercito, da sempre pilastro della solidità dell’Impero. Teodosio emanò l’editto di Tessalonica, che dichiarò il Cristianesimo l’unica religione ufficiale dell’Impero.

Nel 410 d.C. Roma fu assediata dai Visigoti, guidati da Alarico, che la saccheggiarono per tre giorni.
In seguito i Vandali, guidati da Genserico, occuparono i territori dell’Africa settentrionale, una delle province più floride dell’Impero.

Nel 451 d.C. l’Impero venne invaso dagli Unni, un popolo proveniente dalle steppe della Mongolia. L’avanzata degli Unni, guidati da Attila, fu fermata in Italia sul fiume Mincio dall’intervento di papa Leone I. Con molta probabilità, tuttavia, Attila si fermò a causa di un’epidemia di peste scoppiata fra i suoi soldati.

Nel corso del V secolo, la città di Roma venne saccheggiata in altre due occasioni: nel 455 d.C. dai Vandali di Genserico e nel 472 d.C. dalle truppe germaniche del generale Ricimero.
Tali saccheggi a distanza di pochi anni e la salita al trono di imperatori giovani e inesperti furono tra le cause del definitivo crollo dell’Impero romano d’Occidente. Nel 476 d.C. Odoacre giunse a Ravenna, dove era stata trasferita la capitale dell’Impero d’Occidente, depose Romolo Augusto e lo mandò in esilio in Campania.
Tuttavia, Odoacre non assunse il titolo di imperatore d’Occidente, ma scelse di sottoporsi all’imperatore d’Oriente, Zenone Isaurico, a cui consegnò le insegne imperiali.

 

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