Lungo le rive del Nilo si sviluppò la civiltà egizia.
A partire dal IV millennio a.C. i villaggi neolitici diventarono delle città che per aggregazioni progressive andarono a creare due regni: il Regno del Basso Egitto a nord e il Regno dell’Alto Egitto a sud. Nel 2900 a.C. Menes, re dell’Alto Egitto, unificò i due regni e viene considerato il primo faraone.
Gli storici dividono la storia egizia in tre fasi: Antico Regno, Medio Regno e Nuovo Regno.
Queste fasi furono intervallate da due periodi intermedi: nel primo il potere del faraone si indebolì e ripresero forza i poteri locali; nel secondo periodo intermedio ci fu invece l’invasione degli Hyksos.
Durante il Medio e il Nuovo Regno, gli Egizi ampliarono i loro territori: a sud verso la Nubia, ma soprattutto a est, cioè verso la Palestina, la Fenicia e la Siria. Questo portò gli Egizi a scontrarsi con la potenza hittita.
L’invasione dei Popoli del mare non fece crollare la civiltà egizia, ma la indebolì: gli Egizi persero il controllo di alcuni territori e cominciò il declino di questa civiltà.
La società egizia era caratterizzata da una rigida gerarchia.
A capo del regno c’era il faraone che aveva un potere assoluto e aveva natura divina. C’erano poi i sacerdoti e i funzionari, tra questi in particolare gli scribi che conoscevano la scrittura, tenevano la contabilità delle scorte alimentari (le terre erano tutte di proprietà del faraone) e riscuotevano i tributi.
A differenza di quello che avveniva in altre civiltà del periodo, nella società egizia i guerrieri avevano un ruolo di minore importanza.
Quella militare non era un’attività di grande prestigio: l’esercito, infatti, era formato soprattutto da mercenari libici e nubiani.
Vista la grande fertilità dei terreni, l’economia egizia si basava soprattutto sull’agricoltura, quindi la maggior parte della popolazione era composta da contadini, costretti a prestare molte ore di lavoro coatto per la costruzione delle opere pubbliche. Nella costruzione di queste grandi opere erano impegnati anche gli schiavi, che erano per lo più prigionieri di guerra.