Il mito della fondazione di Roma si basa sulla leggenda di Romolo e Remo. In realtà la città nacque dall’aggregazione di villaggi latini, collocati in una posizione geografica favorevole sui colli in prossimità di un’ansa del fiume Tevere.
La società romana dava molta importanza alla familia, caratterizzata dalla centralità del pater familias. Inoltre, le famiglie patrizie avevano al loro servizio numerosi clienti, che in cambio di protezione e denaro le sostenevano politicamente.
Il resto della popolazione era formato dalla plebe, costituita da braccianti, operai, contadini, in cui però non mancavano commercianti e artigiani, tutti accomunati dall’esclusione da ogni diritto politico e dall’amministrazione della città.
Il cuore del sistema politico nella repubblica oligarchica, era sicuramente il Senato, a cui si accedeva per appartenenza a una gens, o dopo aver ricoperto la carica di console o censore.
Nella Roma arcaica la massima autorità politica era il re, il quale era tenuto ad ascoltare, prima di prendere importanti decisioni, il parere dei comizi, assemblee in cui si riunivano i cittadini maschi, che, a seconda delle modalità di aggregazione, erano comizi curiati e concili della plebe (in base al ceto, patrizio o plebeo), comizi centuriati (in base alla ricchezza), comizi tributi (in base alla residenza).
Le magistrature romane erano elettive, collegiali, temporanee e soprattutto gratuite. I magistrati più importanti erano i due consoli, eletti annualmente dai comizi centuriati, tra i patrizi. Altre magistrature con compiti specifici erano: i censori, che curavano il censimento; la dittatura, magistratura eccezionale a cui si ricorreva in casi di pericolo.
La religione romana aveva un carattere utilitaristico, in quanto lo scopo principale era quello di assicurare alla città l’aiuto divino. Importante era l’interpretazione della volontà divina, per poter poi individuare i riti specifici per modificarla. Perciò, come gli Etruschi, davano grande credito ai presagi: prima di qualunque evento di rilievo, pubblico o privato, i Romani compivano un sacrificio e traevano auspici mediante l’analisi delle viscere degli animali o l’osservazione del cielo. In età monarchica, per l’influenza dei re etruschi, si diffuse la venerazione della cosiddetta triade capitolina, costituita da Giove, Giunone e Minerva.