Nel Quattrocento si abbandona l’idea medievale di essere umano peccatore, sottoposto al potere della Chiesa, a favore di un individuo capace di governare la propria vita, servendosi delle proprie virtù e della propria intelligenza e in grado di apprezzare la bellezza del creato e del corpo umano.
Questa concezione è definita Umanesimo, cioè interesse ed esaltazione di tutto ciò che riguarda l’essere umano:
A Firenze gli intellettuali si concentrano nella cerchia dei Medici, grandi mecenati, cioè protettori di artisti.
Il fenomeno del mecenatismo è presente in tutte le corti dell’epoca: si mantengono filosofi e artisti per poter adornare i palazzi con opere d’arte che esaltino il potere.
Filippo Brunelleschi (1377-1446) fu orafo, scultore e architetto, costruttore di congegni meccanici.
Nel 1401 partecipa, come orafo, al concorso per la realizzazione della seconda porta del Battistero di Firenze. Sconfitto da Ghiberti, Brunelleschi parte con Donatello per Roma, per dedicarsi alla ricerca e allo studio delle opere dell’antichità. Tornato a Firenze si dedica agli studi sulla prospettiva.
Brunelleschi è il primo architetto a prevedere, oltre alla struttura degli edifici, un legame con la piazza su cui si affacciano.
Capolavoro assoluto di Brunelleschi, divenuto poi simbolo di Firenze, è la cupola di Santa Maria del Fiore, duomo della città.
Donatello (1386-1466), scultore, inizia la sua attività a Firenze, dove lavora il marmo insieme ad altri materiali come legno, pietra serena, stucco, bronzo e terracotta.
Attua una rivoluzione nella scultura, abbandonando i modelli eleganti privi di corposità del tardo gotico e riscoprendo la solidità del corpo umano della statuaria antica.
È maestro assoluto della tecnica dello stiacciato, un rilievo bassissimo che intende dare una riduzione in prospettiva del volume reale dei corpi.
La fama di Donatello determina richieste di opere in tutta Italia, ma la città che vede le opere più grandiose è Padova, dove crea capolavori come l’altare nella Basilica di Sant’Antonio.
Masaccio (1401-1428), pittore, elabora un modo nuovo per rappresentare lo spazio nel quale egli colloca i suoi personaggi in tutta la loro concretezza fisica.
Questa ricerca appare evidente già nella sua prima grande opera, la decorazione della Cappella Brancacci a Firenze, dove dimostra di aver appreso da Brunelleschi la padronanza delle regole prospettiche e da Giotto la rappresentazione molto realistica dei personaggi.