L’Umanesimo

Il contesto storico

Dopo la crisi del Trecento, causata dalla peste e dalla carestia, l’Europa si risolleva e i commerci rifioriscono.

In Italia i Comuni si trasformano in Signorie, governate da signori che hanno conquistato il potere con la forza o con la ricchezza personale e che spesso ottengono titoli prestigiosi dal papa o dall’imperatore. In questo modo le Signorie si trasformano in Principati e in Stati regionali.

Grazie all’abilità diplomatica di uno di questi signori, Lorenzo de’ Medici signore di Firenze, viene mantenuta la Pace di Lodi fra gli Stati regionali italiani.

In questo contesto di pace e prosperità l’Italia esce dal Medioevo ed entra nell’Umanesimo.

Umanesimo civile e culturale

Nel Quattrocento si abbandona l’idea medievale di essere umano peccatore, sottoposto al potere della Chiesa, a favore di un individuo capace di governare la propria vita, servendosi delle proprie virtù e della propria intelligenza e in grado di apprezzare la bellezza del creato e del corpo umano.

Questa concezione è definita Umanesimo, cioè interesse ed esaltazione di tutto ciò che riguarda l’essere umano:

  • umanesimo civile → esaltazione dell’essere umano come cittadino;
  • umanesimo culturale → esaltazione dell’essere umano come immagine di Dio sulla terra.

IL MECENATISMO

A Firenze gli intellettuali si concentrano nella cerchia dei Medici, grandi mecenati, cioè protettori di artisti.

Il fenomeno del mecenatismo è presente in tutte le corti dell’epoca: si mantengono filosofi e artisti per poter adornare i palazzi con opere d’arte che esaltino il potere.

URBINO, LA NUOVA ATENE

Federico da Montefeltro, capitano di ventura e mecenate, cerca di consolidare il suo dominio:
  • affidando a Francesco di Giorgio Martini, il primo ingegnere militare della storia italiana, le fortificazioni dei castelli della zona;
  • incaricando Luciano Laurana, architetto, di trasformare il castello di Urbino in un edificio che abbia le caratteristiche di fortezza, abitazione privata e rappresentanza.
  • ospitando alla corte di Urbino non solo artisti e letterati, ma anche scienziati e matematici.

IL PALAZZO E LA CITTÀ

Ai modelli romanici e gotici si sostituiscono edifici in cui dominano stili e tipologie del mondo classico: frontoni, colonne, archi a tutto sesto. Le piante e le facciate sono disegnate in base a rapporti matematici e proporzioni che donano armonia all’insieme.

Le vie, che si incrociano ad angolo retto, presentano uno schema regolare.

Si cerca di definire la città «ideale»: un esempio è Pienza, in provincia di Siena.

NUOVI GENERI E NUOVI TEMI

L’arte del Quattrocento riscopre:
  • il ritratto, che esalta il carattere e la personalità dell’individuo;
  • i monumenti civili, che celebrano alcune qualità dell’individuo come il coraggio e il valor militare;
  • lo sviluppo degli studi anatomici e le opere in cui si esalta la bellezza del corpo umano.

LA NASCITA DELLA PROSPETTIVA

Il cambiamento più significativo avviene nel modo di raffigurare lo spazio. L’artista deve essere in grado di riprodurre perfettamente lo spazio su una superficie piatta come una tela: nasce la prospettiva.

Filippo Brunelleschi, architetto e scultore, definisce i criteri della prospettiva lineare o geometrica secondo la quale, stabiliti il punto di vista dell’osservatore e un punto di fuga sulla linea dell’orizzonte della scena rappresentata, in questo punto confluiscono tutte le linee di profondità o prospettiche.

Leonardo da Vinci elabora la prospettiva aerea: rende i contorni delle cose più sfumati e i colori meno vivaci a seconda delle distanze rappresentate.

Filippo Brunelleschi

Filippo Brunelleschi (1377-1446) fu orafo, scultore e architetto, costruttore di congegni meccanici.

Nel 1401 partecipa, come orafo, al concorso per la realizzazione della seconda porta del Battistero di Firenze. Sconfitto da Ghiberti, Brunelleschi parte con Donatello per Roma, per dedicarsi alla ricerca e allo studio delle opere dell’antichità. Tornato a Firenze si dedica agli studi sulla prospettiva.

Brunelleschi è il primo architetto a prevedere, oltre alla struttura degli edifici, un legame con la piazza su cui si affacciano. 

Capolavoro assoluto di Brunelleschi, divenuto poi simbolo di Firenze, è la cupola di Santa Maria del Fiore, duomo della città.

Leo Battista Alberti

Leon Battista Alberti (1404-1472), architetto, scrive il primo trattato organico di architettura, in cui raccoglie le regole fondamentali dell’architettura, e la prima trattazione completa sulla prospettiva, messa in pratica da Brunelleschi.

Fu molto apprezzato dai Signori dell’epoca: il suo primo impegno architettonico è a Rimini, dove crea il Tempio Malatestiano, un’opera innovativa.

A Firenze imposta il modello di palazzo signorile rinascimentale realizzando il palazzo della famiglia Rucellai e applica i princìpi matematici e proporzionali nella facciata di Santa Maria Novella.

A Mantova recupera la tradizione classica nella Chiesa di San Sebastiano e nella Chiesa di Sant’Andrea.

Donatello

Donatello (1386-1466), scultore, inizia la sua attività a Firenze, dove lavora il marmo insieme ad altri materiali come legno, pietra serena, stucco, bronzo e terracotta

Attua una rivoluzione nella scultura, abbandonando i modelli eleganti privi di corposità del tardo gotico e riscoprendo la solidità del corpo umano della statuaria antica. 

È maestro assoluto della tecnica dello stiacciato, un rilievo bassissimo che intende dare una riduzione in prospettiva del volume reale dei corpi.

La fama di Donatello determina richieste di opere in tutta Italia, ma la città che vede le opere più grandiose è Padova, dove crea capolavori come l’altare nella Basilica di Sant’Antonio.

Masaccio

Masaccio (1401-1428), pittore, elabora un modo nuovo per rappresentare lo spazio nel quale egli colloca i suoi personaggi in tutta la loro concretezza fisica. 
Questa ricerca appare evidente già nella sua prima grande opera, la decorazione della Cappella Brancacci a Firenze, dove dimostra di aver appreso da Brunelleschi la padronanza delle regole prospettiche e da Giotto la rappresentazione molto realistica dei personaggi. 

Nella sua opera Trinità di Santa Maria Novella vengono rappresentate contemporaneamente pittura, scultura e architettura.

Piero della Francesca

Secondo Piero della Francesca (1415/1420-1492) lo scopo della pittura è la rappresentazione dell’armonia dell’universo: tutti gli aspetti e le forme del mondo possono essere ricondotti a forme geometriche essenziali e i rapporti fra di esse dipendono da regole matematiche e geometriche.

Riesce a creare l’idea di tridimensionalità disponendo le figure su piani diversi. Ha una straordinaria cura per i dettagli minuziosi e per gli effetti della luce sulle figure e sulle architetture.

La luce non è quella naturale, ma è una luce astratta, i volti non hanno caratteristiche individuali ma rappresentano sempre il riflesso della perfezione divina.

Andrea Mantegna

L’opera di Andrea Mantegna (1431-1506) è frutto degli studi dei grandi autori che lavoravano a Padova intorno alla metà del Quattrocento. La loro influenza indirizza il pittore verso l’amore per i classici e il recupero della storia e per un utilizzo originale della prospettiva, come nell’oculo della Camera degli sposi e nel Cristo morto di Brera.

Mantegna raggiunge la maturità e un suo stile a Mantova, dove viene nominato pittore di corte dei Gonzaga.

Sandro Botticelli

Sandro Botticelli (1445-1510) era il pittore prediletto di Lorenzo il Magnifico, alla cui corte nacque la filosofia del neoplatonismo: l’essere umano poteva superare se stesso e arrivare a una condizione divina nella contemplazione della bellezza e nell’amore.

Botticelli nelle sue opere ricerca una bellezza sovrumana come quella presente nella mitologia antica. Le sue opere più famose sono tratte da miti pagani come la Nascita di Venere e la Primavera.

Non è interessato alla resa dello spazio prospettico, ma ricerca l’eleganza delle figure, sottolineando le linee del contorno dei corpi e i panneggi degli abiti.

La pittura fiamminga

Nel Quattrocento la zona delle Fiandre (Francia, Belgio e Olanda) raggiunge una straordinaria crescita culturale e artistica. Nasce in questo contesto la scuola fiamminga, i cui caratteri particolari sono la descrizione minuziosa della realtà, l’attenzione alla luce del paesaggio e al suo diffondersi all’interno delle abitazioni.

Le opere prodotte possono essere di dimensioni modeste (destinate alle dimore private) o di grandi dimensioni come i polittici (destinati alle chiese).

Una grande innovazione tecnica si realizza con la nascita della pittura a olio.

Antonello da Messina

La pittura a olio fu portata in Italia da Antonello da Messina (1430-1479), come appare evidente nel San Girolamo nello studio, opera che unisce una perfetta impostazione prospettica a un’attenzione per i particolari e per le fonti di luce.

A Roma e a Venezia Antonello da Messina entra in contatto con Piero della Francesca, da cui sarà profondamente influenzato.

È inoltre un grande maestro del ritratto, come i pittori fiamminghi.

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