Il Settecento

Il contesto storico

Il Settecento è un secolo di grandissimi cambiamenti dovuti soprattutto al rafforzarsi della borghesia.

In questi anni infatti la borghesia, costretta a farsi carico dei debiti sostenuti dai sovrani per condurre campagne di guerra e per mantenere una classe nobiliare parassita, rifiuta queste imposizioni e dà vita alla Rivoluzione Americana (1775-1783) e alla Rivoluzione Francese (1789-1799).

Gli ideali borghesi sono espressi dall’Illuminismo, la corrente di pensiero che si richiama ai lumi della ragione e sostiene i princìpi di libertà, uguaglianza e fraternità.

Lo slancio verso la conoscenza porta inoltre, alla fine del secolo, alla nascita del fenomeno della Rivoluzione Industriale, che produrrà violenti mutamenti nel lavoro, nel paesaggio e nella vita degli individui.

Il panorama artistico del Settecento è vario perché riflette le diverse condizioni sociali e politiche. La fase di predominio della società aristocratica genera il movimento Rococò, mentre la diffusione del razionalismo illuminista e la scoperta dei resti archeologici di Pompei ed Ercolano portano invece ad adottare il Neoclassicismo.

Il Rococò, arte di corte

L’architettura

Nella prima metà del Settecento domina il Rococò. L’architettura tende a una maggiore semplificazione e a un alleggerimento delle forme, con una ricerca di ritmo e armonia che si ottengono attraverso le aperture ampie, che alleggeriscono la struttura.

Gli esterni degli edifici sono intonacati a colori luminosi e inseriti in giardini e spazi scenografici. I princìpi di simmetria ed eleganza dominano anche nei progetti urbanistici e negli arredi urbani delle città europee.

Negli interni, invece, la decorazione è estremamente ricca, grazie a dorature, stucchi e pitture di colore vivace che ricoprono anche i soffitti, spesso decorati da affreschi di contenuto esotico, con temi ripresi dalla cultura indiana e cinese.

La pittura

In pittura il Rococò ama soggetti mitologici, descrizioni di giochi e attimi di vita quotidiana dipinti a colori teneri e luminosi (spesso usando il pastello che consente effetti più delicati), con attenzione per particolari eleganti e raffinati (fiori, nastri, piume) che rispecchiano i gusti e i passatempi di una nobiltà oziosa.

Il Vedutismo: Canaletto e Guardi

Nel Settecento Venezia mantiene un ruolo artistico straordinario, in quanto è una delle tappe del Grand Tour, il viaggio che i giovani nobili e intellettuali dovevano compiere nelle città d’arte per completare la loro istruzione. Le richieste dei viaggiatori stranieri portarono alla nascita del Vedutismo, una corrente che ha per oggetto “vedute” della città da riportare come ricordo nei Paesi d’origine.

Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto (1697- 1768), è il più famoso autore di questa corrente, celebre sia per la qualità pittorica delle sue tele, sia per la straordinaria ampiezza di visione e precisione dei dettagli ottenute con lo strumento tecnico della camera ottica. Canaletto non è solo un vedutista, ma è anche l’illustratore della vita della città e dei suoi eventi, che riporta con grande vivacità. 

Secondo per fama nel genere vedutista è Francesco Guardi (1712- 1793), che preferisce rendere l’atmosfera e le suggestioni della città attraverso l’uso di un colore sfumato e vago con cui indaga la varietà dei riflessi e delle nebbie della laguna.

Giambattista Tiepolo

Sempre da Venezia partono i Tiepolo, padre e figlio, che si impongono come i più apprezzati autori di affreschi a parete e a soffitto del secolo.

Giambattista Tiepolo (1696-1770) e il figlio Giandomenico (1727-1804) sono  chiamati dal principe vescovo di Würzburg per decorare lo splendido palazzo rococò che si era fatto costruire. Al ritorno in Italia, i Tiepolo ricevono l’incarico di affrescare la Villa Valmarana di Vicenza, dove si impegnano in decorazioni molto diverse, dagli episodi mitologici, alle cineserie di gusto rococò, alle scene di vita contadina. La fama conseguita con questi lavori farà sì che vengano chiamati a Madrid per affrescare le sale del Palazzo Reale.

Pietro Longhi e la critica all’aristocrazia

Oltre agli autori che raccontano la vita di corte, alcuni artisti rappresentano la vita della borghesia e delle classi umili, o creano opere per denunciare la nobiltà corrotta

Un protagonista della pittura veneziana che descrive la società del suo tempo in modo realistico è Pietro Longhi (1701-1785) che nelle sue opere presenta la complessità della vita nelle calli e nei campielli della città. 

Più violento nella critica dell’aristocrazia, ormai senza valori, è William Hogarth (1697-1764) che ci offre uno specchio impietoso della società inglese di fine secolo.

Il Neoclassicismo

Con l’inizio delle indagini archeologiche a Ercolano (1738) e Pompei (1748), vengono abbandonate le stravaganze del Barocco e riscoperte le forme dell’arte greca e romana, considerate modelli di semplicità, equilibrio e armonia.

Gli studi di Winckelmann favoriscono questo cambiamento del gusto che coinvolge non solo pittura, scultura e

architettura, ma anche l’arredamento, l’abbigliamento e l’urbanistica e che prende il nome di Neoclassicismo, per sottolineare il legame con la classicità e il recupero della sobrietà e della compostezza che la caratterizzavano.

Antonio Canova

La scultura neoclassica nasce nella seconda metà del Settecento, proponendosi inizialmente come reazione nei confronti del Rococò e poi, specialmente nel corso dell’impero napoleonico, indirizzandosi alla celebrazione del regime imperiale

Il principe della scultura neoclassica è sicuramente Antonio Canova (1757-1822), padrone di una eccezionale tecnica con cui riprende sia soggetti della mitologia antica, sia figure del presente a cui dona la bellezza ideale delle opere del passato, come nel caso della sorella di Napoleone, Paolina. 

Jacques-Louis David

Anche la pittura neoclassica segue un’evoluzione legata agli eventi politici. Il Neoclassicismo vuole dare voce agli ideali della Rivoluzione, rifacendosi all’arte antica. All’inizio dell’Ottocento, però, la presa del potere da parte di Napoleone fa crollare questi ideali e il Neoclassicismo diventa portavoce dell’esaltazione del potere imperiale

Simbolo di questa evoluzione è la figura di Jacques-Louis David (1748-1825), la cui produzione artistica evolve dalla raffigurazione degli eroi della Rivoluzione francese e dei suoi valori ideali alla celebrazione della figura di Napoleone.

Jean-Auguste-Dominique Ingres

Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867), benché vissuto per la maggior parte della sua vita nel XIX secolo, si può considerare l’ultimo dei grandi artisti neoclassici

Al contrario di David, Ingres rinuncia a ogni messaggio morale e politico per esaltare semplicemente un ideale di bellezza che rimanda a Raffaello. La luce e il colore delle sue opere, nonché la perfezione tecnica del disegno, sono molto ammirate dalla società parigina, dove i ritratti del pittore diventano simbolo di prestigio.

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