Sintesi 2 parte 3 IL ’700: RIVOLUZIONI E IMPERI - La Rivoluzione americana

La Rivoluzione americana

LE TREDICI COLONIE INGLESI

La Rivoluzione americana è la prima lotta per la libertà di un Paese non europeo contro una potenza europea: si conclude con la nascita degli Stati Uniti d’America. Le prime tredici colonie, che fonderanno gli Stati Uniti, durante tutto il ’700 si sviluppano molto. Partecipano in modo attivo all’economia del mondo. Le colonie del Sud sviluppano un’agricoltura da piantagione; le coltivazioni si basano sul lavoro degli schiavi africani. Le colonie del Nord, invece, si basano su un’agricoltura organizzata in piccole e medie proprietà, ma sono attive anche nel commercio e nell’artigianato. Le colonie del Centro hanno caratteristiche economiche intermedie; vivono un’atmosfera culturale più vivace e aperta.

LA RIBELLIONE CONTRO L’INGHILTERRA

Lo sviluppo delle colonie le porta a non sopportare e a non accettare più i legami economici con la madrepatria e le nuove tasse. Si arriva, così, a episodi di violenza contro gli Inglesi, ai quali il Governo di Londra risponde con dure reazioni, che spingono alla ribellione. Nel settembre 1774, a Filadelfia, c’è il primo Congresso: le colonie, anche se restano fedeli al re, chiedono che le leggi che le riguardano siano fatte in America e non più a Londra. Giorgio III non accetta le richieste e si prepara a mettere fine alla ribellione. Iniziano gli scontri armati. Nel maggio 1775, in un altro Congresso a Filadelfia, le colonie decidono di creare un esercito unico e di darne il comando a George Washington: il 4 luglio del 1776 preparano la Dichiarazione d’indipendenza, l’atto di nascita degli Stati Uniti d’America. La guerra finisce con la sconfitta inglese e l’indipendenza delle colonie, riconosciuta nel 1783 con il Trattato di Versailles.

LA NASCITA DEGLI STATI UNITI

Nel 1787 viene convocata una Convenzione costituzionale: dovrà elaborare una Costituzione, che valga per tutte e tredici le colonie. Nel 1788 è approvata la Costituzione, che prevede uno Stato repubblicano federale in cui il potere legislativo è affidato alle due Camere che formano il Congresso; il potere giudiziario è affidato a una Corte Suprema federale, nominata dal presidente degli Stati Uniti; il potere esecutivo è nelle mani del presidente, eletto ogni 4 anni. Nel 1789 viene eletto il primo presidente degli Stati Uniti: George Washington. Il Governo è diviso in Ministeri, mentre si formano due partiti politici con idee diverse: il repubblicano, guidato da Jefferson, e il federalista, guidato da Hamilton. Intanto inizia l’espansione territoriale verso Ovest e in parte verso Sud.

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Sintesi 3- P1- Unità 1 - Capitalismo e società di massa

Capitalismo e società di massa

NASCE LA SOCIETÀ DI MASSA

Nella seconda metà dell’800 inizia, in Europa e negli Stati Uniti, la Seconda Rivoluzione industriale. Sono anni di grandi scoperte scientifiche e tecniche, che consentono di abbassare i costi di produzione delle merci. Nasce la “società dei consumi di massa”. Molti Paesi aumentano le tasse sulle merci estere, ma il protezionismo danneggia anche le esportazioni.

LE NUOVE FONTI ENERGETICHE: ELETTRICITÀ E PETROLIO

Le trasformazioni più importanti sono legate a due nuove fonti di energia: elettricità e petrolio. L’uso del petrolio permette di migliorare l’invenzione del motore a scoppio; si sviluppano le reti ferroviarie, nascono le prime case automobilistiche e i primi aeroplani.

LE NUOVE SCOPERTE SCIENTIFICHE

Anche la scienza fa grandi passi avanti, soprattutto la chimica, la medicina e la fisica.

L’ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA CAPITALISTICO

La produzione aumenta grazie anche alla pianificazione introdotta dal taylorismo. Questo sistema viene applicato alla catena di montaggio di Ford nell’industria dell’automobile. Nascono grandi raggruppamenti finanziari (trust). Le industrie che producono le stesse merci si accordano su prezzi e quantità da produrre (cartelli). I trust diventano società multinazionali: necessitano di enormi capitali, perciò si rivolgono alle banche che diventano sempre più potenti.

LA RIVOLUZIONE NELLE COMUNICAZIONI

Acquisiscono grande importanza le telecomunicazioni, grazie al telefono e al telegrafo senza fili.

UN’EPOCA DI CONTRASTI

Il rinnovamento tecnologico dell’agricoltura crea numerosi disoccupati, i quali si trasferiscono nelle città, che si sviluppano molto velocemente. È anche l’epoca dell’emigrazione oltreoceano, soprattutto verso Stati Uniti e Argentina.

LE LOTTE OPERAIE

Per ottenere più diritti gli operai si uniscono in associazioni sindacali sul modello di quelle inglesi. Nascono anche i partiti socialisti. Si riunisce a Londra, nel 1864, la Prima Internazionale Socialista. Nel 1889 nasce la Seconda Internazionale, che alla fine del secolo riesce a far eleggere i primi deputati socialisti.

LE LOTTE FEMMINILI

A metà ’800, in Inghilterra e negli Stati Uniti, anche le donne iniziano a lottare per ottenere il diritto di voto.

LEONE XIII E LA QUESTIONE SOCIALE

La Chiesa si apre ai problemi sociali. Il papa Leone XIII, il 15 maggio 1891, con l’enciclica Rerum Novarum, espone la sua dottrina sociale.

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Sintesi 3 U2 Colonizzazione e imperialismo

Colonizzazione e imperialismo

LE CAUSE DEL COLONIALISMO

Alla fine dell’800 gli Stati europei più industrializzati partono alla conquista di territori in Africa e in Asia, per poter disporre di maggiori quantità di materie prime e per creare nuovi mercati. I Governi pensano inoltre di risolvere anche il problema dell’aumento della popolazione e della disoccupazione con le conquiste coloniali.

LA NASCITA DEL NAZIONALISMO

Nella corsa alla colonizzazione nascono fra gli Stati europei molte rivalità, ma la Conferenza di Berlino stabilisce come debba essere divisa l’Africa. Le potenze colonialiste, per le loro conquiste, usano come pretesto la “missione civilizzatrice” della “razza bianca” che, essendo superiore alle altre, ha il “dovere” di portare la “luce della civiltà” ai popoli “inferiori”.

LA COLONIZZAZIONE DELL’AFRICA

Prima dell’arrivo degli Europei, l’Africa è suddivisa in diversi Stati; sono tutti indipendenti, tranne il Sudafrica, già abitato da contadini olandesi (i Boeri) fin dalla fine del ’600 e passato sotto il controllo inglese durante le guerre napoleoniche. Quando in queste zone vengono scoperti giacimenti di oro e diamanti, gli Inglesi danno inizio alla guerra anglo-boera, che vincono. L’Africa viene quindi spartita fra diversi Paesi europei: nascono così Stati con confini arbitrari, che saranno fonte di guerre fra le popolazioni indigene. Le coltivazioni esistenti sono sostituite da mocolture di caffè, tè, cacao, cotone, destinate all’esportazione.

LA COLONIZZAZIONE DELL’ASIA

Gli Europei colonizzano diversi Paesi anche in Asia, dove entrano in competizione con il Giappone, che sin dalla metà dell’800 si è industrializzato, ha strappato alla Cina Taiwan e vuole Corea e Manciuria. Per averla, nel 1904, combatte una guerra contro la Russia e vince. Nel 1900 gruppi di nazionalisti cinesi, i Boxers, si battono contro la spartizione della Cina in zone sotto il controllo delle potenze europee. La rivolta è repressa, ma blocca la spartizione del Paese.

L’IMPERIALISMO DEGLI USA

Negli Stati Uniti si forma una oligarchia finanziaria, che spinge anche gli USA ad una politica imperialista, diretta verso i Paesi del Centro e del Sud America e verso l’Estremo Oriente. Nel 1898 gli statunitensi strappano Cuba alla Spagna e in tutta l’America Latina appoggiano corrotti "governi-fantoccio” che, da loro guidati e controllati, ne favoriscono gli interessi economici. Anche le Filippine e le Hawaii sono sottomesse e gli USA controllano gran parte del Pacifico.

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Sintesi 3 Unità 3 L’Italia di Giolitti

L’Italia di Giolitti

UNA NUOVA STAGIONE POLITICA

Dopo l’assassinio di Umberto I, sale al trono il figlio Vittorio Emanuele III, che esprime fiducia nei princìpi liberali. Inizia la lunga stagione al potere di Giovanni Giolitti, il quale ha una visione della politica molto pratica e concreta.

LO SVILUPPO INDUSTRIALE

L’Italia vive un periodo di forte sviluppo economico e industriale, ma per potenziare la produzione serve molto denaro; per questo motivo Giolitti incoraggia la collaborazione fra banche e industrie: i settori che si sviluppano per primi sono il tessile, il meccanico e quello dell’energia elettrica. Il Governo segue una politica protezionistica, che limita la concorrenza dei prodotti stranieri, ma danneggia i piccoli agricoltori delle colture specializzate del Sud. Si crea un’alleanza fra industriali del Nord e latifondisti del Sud, e il clima di tensione sociale aumenta ancora.

SINDACATI E OPERAI

Giolitti deve affrontare numerosi scioperi, ma non vuole intervenire perché pensa che lo sciopero non sia un reato, ma una forma legittima di lotta; vara alcune leggi a favore dei lavoratori; cerca l’alleanza con i socialisti di Filippo Turati.

LA RIFORMA ELETTORALE

Nel 1912 Giolitti estende il diritto di voto a tutti gli uomini adulti: i partiti ora devono organizzarsi meglio, perché è necessario cercare il consenso di tutti gli elettori. Con il papa Leone XIII, i cattolici rafforzano la loro attività in campo sociale, tanto da entrare in politica al fianco di Giolitti.

IL TRAMONTO DELL’ETÀ GIOLITTIANA

Giolitti riprende l’avventura coloniale per limitare il controllo francese e inglese del Mar Mediterraneo. In realtà lo spingono i nazionalisti, gli industriali, gli ambienti finanziari e persino una piccola parte di socialisti. Per sottrarre la Libia alla Turchia, nel 1911 l’Italia dichiara guerra all’Impero Ottomano. La conquista è deludente dal punto di vista economico, perché il territorio che può essere coltivato è limitatissimo. Prima delle elezioni del 1913, per evitare una possibile vittoria socialista, i liberali firmano con il rappresentante cattolico, Gentiloni, un patto: le liste liberali accolgono i candidati cattolici e ottengono l’appoggio della Chiesa, in cambio del sostegno alla scuola privata e dell’impegno a non introdurre il divorzio. Alle elezioni, però, i socialisti diventano più forti. Giolitti si dimette e il nuovo presidente del Consiglio, Antonio Salandra, adotta una politica repressiva. Aumenta molto la tensione sociale, scoppiano disordini che prendono il nome di “settimana rossa”, repressi con violenza dall’esercito.

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Sintesi 3 U4 equilibri e tensioni internazionali

Equilibri e tensioni internazionali

L’EUROPA DIVISA

L’equilibrio politico europeo si rompe nel 1890, quando il cancelliere tedesco Bismarck si dimette. La nuova politica estera aggressiva della Germania spinge Francia e Inghilterra a stringere un accordo chiamato Intesa Cordiale, a cui poi si aggiunge la Russia. Nel 1907 coesistono dunque in Europa due blocchi di potenze: la Triplice Intesa formata da Gran Bretagna, Francia e Russia, e la Triplice Alleanza, che include Germania, Austria e Italia.

L’IMPERO AUSTRO-UNGARICO VERSO IL DECLINO

L’Impero Austro-ungarico basa la sua economia sull’agricoltura, anche se non mancano città e industrie. Il potere rimane alla Chiesa e ai grandi proprietari terrieri. Aumentano intanto i conflitti fra le diverse etnie dell’Impero, che diventano sempre più difficili da gestire.

LA GRAN BRETAGNA AVVIA GRANDI RIFORME

In Gran Bretagna, nel 1906, i liberali vincono le elezioni; la loro politica è meno aggressiva di quella dei conservatori nelle colonie e attenta alle riforme sociali in patria. Dal 1911 i Lord accettano la legge che limita i loro privilegi e nel 1914 il Parlamento presenta la legge detta Home Rule (autogoverno) a favore dell’Irlanda.

GLI STATI UNITI DANNO VITA AL PROGRESSISMO

Gli Stati Uniti vivono un periodo di grande sviluppo industriale, ma c’è ancora tanta povertà. Per evitare divisioni interne, viene avviata una serie di riforme definita “età progressista”. Il suo creatore è il repubblicano Theodore Roosevelt, seguito qualche anno più tardi dal democratico Woodrow Wilson. Rimangono, però, profonde differenze fra Nord e Sud.

IN RUSSIA SCOPPIA LA PRIMA RIVOLUZIONE

Anche la Russia tenta la strada dell’industrializzazione, ma la struttura economica della società resta basata su un’agricoltura arretrata. La tensione sociale esplode in rivolte popolari e ribellioni. Lo zar Nicola II Romanoff promette le libertà civili, ma l’unica riforma che viene fatta, quella agraria, favorisce i contadini già benestanti. Tra l’800 e il ’900 peggiora anche l’antisemitismo, che costringe molti Ebrei a fuggire in Europa e negli Stati Uniti.

IN MESSICO SCOPPIA LA GUERRA CIVILE

In Messico il dittatore Diaz governa a lungo con mezzi violenti e repressivi; i peones, lavoratori a giornata, esasperati dalle tremende condizioni di vita, si ribellano e nel 1911 favoriscono l’elezione a presidente del ricco proprietario terriero Francismo Madero, il quale deve affrontare lo scontro fra i moderati e i rivoluzionari, che sono guidati da Pancho Villa e da Emiliano Zapata. La lotta porta alle dimissioni e all’assassinio di Madero (1913). La rivoluzione viene domata. Zapata è ucciso e Villa ritiratosi dalla lotta armata è a sua volta assassinato nel 1923. Presidente dal 1917 è Venustiano Carranza, riconosciuto dagli USA.

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