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Il Seicento
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La Preistoria
Le civiltà fluviali
La Preistoria
Il contesto storico
La Preistoria è il lunghissimo periodo che precede l’invenzione della scrittura. Si suddivide in quattro periodi, in relazione alla diversa lavorazione della pietra. Paleolitico: si utilizzano asce in pietra per la caccia; Mesolitico: si producono oggetti in pietra più definiti; Neolitico: si leviga la pietra per realizzare armi e attrezzi e si scopre la ceramica; Eneolitico: si scopre l’uso del rame e del bronzo.
Il Paleolitico
Le prime forme artistiche preistoriche sono pitture e incisioni rupestri, attribuite all’Homo Sapiens Sapiens. A seconda della tecnica adottata, queste immagini sono di due tipi: incisioni o graffiti → realizzate scavando la roccia con pietre appuntite; pitture → realizzate tracciando figure sulla roccia con pigmenti vegetali o minerali. Le caratteristiche dell’arte paleolitica sono un’attenta osservazione della realtà e la conoscenza dei materiali e delle tecniche da utilizzare. La scoperta, nell’Ottocento, della grotta di Altamira in Spagna fece comprendere agli studiosi una nuova visione dell’età preistorica: la rappresentazione degli animali aveva un significato propiziatorio e non descrittivo. Dello stesso periodo delle pitture rupestri sono le veneri o grandi madri, piccolissime sculture in osso o in pietra che rappresentano in modo schematico le figure femminili e rimandano al culto della fecondità, cioè della dea Madre Terra.
Neolitico
Il Neolitico è caratterizzato dalla scoperta dell’agricoltura e dalla pratica dell’allevamento di ovini e bovini. Questo cambiamento comporta la sedentarizzazione: nascono i primi villaggi in cui ogni individuo ha un compito e un ruolo particolare. Si impara a lavorare l’argilla e a creare nuovi utensili di uso quotidiano e oggetti rituali. Compaiono le prime costruzioni megalitiche, edifici costruiti con massi di pietra giganteschi, che sono di tre tipi: menhir → grandi massi piantati verticalmente nel terreno; dolmen → strutture formate da tre massi, di cui due verticali che sostengono il terzo, posto orizzontalmente; cromlech → un insieme di menhir e dolmen disposti in forma circolare. Il più famoso complesso megalitico è quello di Stonehenge, nell’Inghilterra meridionale. In Sardegna nasce la civiltà nuragica, che si sviluppa durante l’età del bronzo. I nuraghe sono torri a forma di tronco di cono, a più piani, costruite a secco. Collocati spesso all’interno di un villaggio, occupano una posizione elevata a scopo difensivo. Antiche sculture risalenti alla civiltà nuragica sono i Giganti di Mont’e Prana, statue in pietra alte più di 2 metri che rappresentano guerrieri, pugili e arcieri.
L’Umanesimo
Il contesto storico
Dopo la crisi del Trecento, causata dalla peste e dalla carestia, l’Europa si risolleva e i commerci rifioriscono.In Italia i Comuni si trasformano in Signorie, governate da signori che hanno conquistato il potere con la forza o con la ricchezza personale e che spesso ottengono titoli prestigiosi dal papa o dall’imperatore. In questo modo le Signorie si trasformano in Principati e in Stati regionali.Grazie all’abilità diplomatica di uno di questi signori, Lorenzo de’ Medici signore di Firenze, viene mantenuta la Pace di Lodi fra gli Stati regionali italiani.In questo contesto di pace e prosperità l’Italia esce dal Medioevo ed entra nell’Umanesimo.
Umanesimo civile e culturale
Nel Quattrocento si abbandona l’idea medievale di essere umano peccatore, sottoposto al potere della Chiesa, a favore di un individuo capace di governare la propria vita, servendosi delle proprie virtù e della propria intelligenza e in grado di apprezzare la bellezza del creato e del corpo umano.Questa concezione è definita Umanesimo, cioè interesse ed esaltazione di tutto ciò che riguarda l’essere umano: umanesimo civile → esaltazione dell’essere umano come cittadino; umanesimo culturale → esaltazione dell’essere umano come immagine di Dio sulla terra.
IL MECENATISMO
A Firenze gli intellettuali si concentrano nella cerchia dei Medici, grandi mecenati, cioè protettori di artisti. Il fenomeno del mecenatismo è presente in tutte le corti dell’epoca: si mantengono filosofi e artisti per poter adornare i palazzi con opere d’arte che esaltino il potere.
URBINO, LA NUOVA ATENE
Federico da Montefeltro, capitano di ventura e mecenate, cerca di consolidare il suo dominio: affidando a Francesco di Giorgio Martini, il primo ingegnere militare della storia italiana, le fortificazioni dei castelli della zona; incaricando Luciano Laurana, architetto, di trasformare il castello di Urbino in un edificio che abbia le caratteristiche di fortezza, abitazione privata e rappresentanza. ospitando alla corte di Urbino non solo artisti e letterati, ma anche scienziati e matematici.
IL PALAZZO E LA CITTÀ
Ai modelli romanici e gotici si sostituiscono edifici in cui dominano stili e tipologie del mondo classico: frontoni, colonne, archi a tutto sesto. Le piante e le facciate sono disegnate in base a rapporti matematici e proporzioni che donano armonia all’insieme.Le vie, che si incrociano ad angolo retto, presentano uno schema regolare.Si cerca di definire la città «ideale»: un esempio è Pienza, in provincia di Siena.
NUOVI GENERI E NUOVI TEMI
L’arte del Quattrocento riscopre: il ritratto, che esalta il carattere e la personalità dell’individuo; i monumenti civili, che celebrano alcune qualità dell’individuo come il coraggio e il valor militare; lo sviluppo degli studi anatomici e le opere in cui si esalta la bellezza del corpo umano.
LA NASCITA DELLA PROSPETTIVA
Il cambiamento più significativo avviene nel modo di raffigurare lo spazio. L’artista deve essere in grado di riprodurre perfettamente lo spazio su una superficie piatta come una tela: nasce la prospettiva.Filippo Brunelleschi, architetto e scultore, definisce i criteri della prospettiva lineare o geometrica secondo la quale, stabiliti il punto di vista dell’osservatore e un punto di fuga sulla linea dell’orizzonte della scena rappresentata, in questo punto confluiscono tutte le linee di profondità o prospettiche. Leonardo da Vinci elabora la prospettiva aerea: rende i contorni delle cose più sfumati e i colori meno vivaci a seconda delle distanze rappresentate.
Filippo Brunelleschi
Filippo Brunelleschi (1377-1446) fu orafo, scultore e architetto, costruttore di congegni meccanici. Nel 1401 partecipa, come orafo, al concorso per la realizzazione della seconda porta del Battistero di Firenze. Sconfitto da Ghiberti, Brunelleschi parte con Donatello per Roma, per dedicarsi alla ricerca e allo studio delle opere dell’antichità. Tornato a Firenze si dedica agli studi sulla prospettiva. Brunelleschi è il primo architetto a prevedere, oltre alla struttura degli edifici, un legame con la piazza su cui si affacciano. Capolavoro assoluto di Brunelleschi, divenuto poi simbolo di Firenze, è la cupola di Santa Maria del Fiore, duomo della città.
Leo Battista Alberti
Leon Battista Alberti (1404-1472), architetto, scrive il primo trattato organico di architettura, in cui raccoglie le regole fondamentali dell’architettura, e la prima trattazione completa sulla prospettiva, messa in pratica da Brunelleschi.Fu molto apprezzato dai Signori dell’epoca: il suo primo impegno architettonico è a Rimini, dove crea il Tempio Malatestiano, un’opera innovativa. A Firenze imposta il modello di palazzo signorile rinascimentale realizzando il palazzo della famiglia Rucellai e applica i princìpi matematici e proporzionali nella facciata di Santa Maria Novella. A Mantova recupera la tradizione classica nella Chiesa di San Sebastiano e nella Chiesa di Sant’Andrea.
Donatello
Donatello (1386-1466), scultore, inizia la sua attività a Firenze, dove lavora il marmo insieme ad altri materiali come legno, pietra serena, stucco, bronzo e terracotta. Attua una rivoluzione nella scultura, abbandonando i modelli eleganti privi di corposità del tardo gotico e riscoprendo la solidità del corpo umano della statuaria antica. È maestro assoluto della tecnica dello stiacciato, un rilievo bassissimo che intende dare una riduzione in prospettiva del volume reale dei corpi. La fama di Donatello determina richieste di opere in tutta Italia, ma la città che vede le opere più grandiose è Padova, dove crea capolavori come l’altare nella Basilica di Sant’Antonio.
Masaccio
Masaccio (1401-1428), pittore, elabora un modo nuovo per rappresentare lo spazio nel quale egli colloca i suoi personaggi in tutta la loro concretezza fisica. Questa ricerca appare evidente già nella sua prima grande opera, la decorazione della Cappella Brancacci a Firenze, dove dimostra di aver appreso da Brunelleschi la padronanza delle regole prospettiche e da Giotto la rappresentazione molto realistica dei personaggi. Nella sua opera Trinità di Santa Maria Novella vengono rappresentate contemporaneamente pittura, scultura e architettura.
Piero della Francesca
Secondo Piero della Francesca (1415/1420-1492) lo scopo della pittura è la rappresentazione dell’armonia dell’universo: tutti gli aspetti e le forme del mondo possono essere ricondotti a forme geometriche essenziali e i rapporti fra di esse dipendono da regole matematiche e geometriche.Riesce a creare l’idea di tridimensionalità disponendo le figure su piani diversi. Ha una straordinaria cura per i dettagli minuziosi e per gli effetti della luce sulle figure e sulle architetture. La luce non è quella naturale, ma è una luce astratta, i volti non hanno caratteristiche individuali ma rappresentano sempre il riflesso della perfezione divina.
Andrea Mantegna
L’opera di Andrea Mantegna (1431-1506) è frutto degli studi dei grandi autori che lavoravano a Padova intorno alla metà del Quattrocento. La loro influenza indirizza il pittore verso l’amore per i classici e il recupero della storia e per un utilizzo originale della prospettiva, come nell’oculo della Camera degli sposi e nel Cristo morto di Brera. Mantegna raggiunge la maturità e un suo stile a Mantova, dove viene nominato pittore di corte dei Gonzaga.
Sandro Botticelli
Sandro Botticelli (1445-1510) era il pittore prediletto di Lorenzo il Magnifico, alla cui corte nacque la filosofia del neoplatonismo: l’essere umano poteva superare se stesso e arrivare a una condizione divina nella contemplazione della bellezza e nell’amore.Botticelli nelle sue opere ricerca una bellezza sovrumana come quella presente nella mitologia antica. Le sue opere più famose sono tratte da miti pagani come la Nascita di Venere e la Primavera. Non è interessato alla resa dello spazio prospettico, ma ricerca l’eleganza delle figure, sottolineando le linee del contorno dei corpi e i panneggi degli abiti.
La pittura fiamminga
Nel Quattrocento la zona delle Fiandre (Francia, Belgio e Olanda) raggiunge una straordinaria crescita culturale e artistica. Nasce in questo contesto la scuola fiamminga, i cui caratteri particolari sono la descrizione minuziosa della realtà, l’attenzione alla luce del paesaggio e al suo diffondersi all’interno delle abitazioni. Le opere prodotte possono essere di dimensioni modeste (destinate alle dimore private) o di grandi dimensioni come i polittici (destinati alle chiese).Una grande innovazione tecnica si realizza con la nascita della pittura a olio.
Antonello da Messina
La pittura a olio fu portata in Italia da Antonello da Messina (1430-1479), come appare evidente nel San Girolamo nello studio, opera che unisce una perfetta impostazione prospettica a un’attenzione per i particolari e per le fonti di luce. A Roma e a Venezia Antonello da Messina entra in contatto con Piero della Francesca, da cui sarà profondamente influenzato.È inoltre un grande maestro del ritratto, come i pittori fiamminghi.
Il Rinascimento
Il contesto storico
La scoperta dell’America (1492) provoca lo spostamento dei traffici commerciali dal Mediterraneo all’Atlantico: l’unico Paese che si avvantaggia è la Spagna, finanziatrice dell’impresa di Colombo.Il potere della Spagna si afferma in tutta Europa. In Italia solo Venezia e lo Stato della Chiesa mantengono la loro indipendenza. Il tentativo della Chiesa di opporsi al predominio spagnolo causa il Sacco di Roma (1527), che segna una frattura con l’età precedente.Nasce, inoltre, in Germania un movimento religioso di protesta (Riforma protestante), guidato da Martin Lutero, contro la corruzione della Chiesa di Roma.
La rinascita dell’arte
Durante il Rinascimento: si riprende la cultura classica greca e romana; l’essere umano è percepito come individuo in grado di determinare il proprio destino; i fenomeni naturali vengono indagati tramite la matematica. Le città italiane in cui si sviluppa questo movimento sono: Firenze, Milano, Venezia, Napoli e Roma.
Leonardo da Vinci
Leonardo da Vinci (1452-1519), scienziato, pittore, scultore, architetto, scenografo, letterato, musicista, non si ispira all’arte antica ma al mondo naturale che studia in tutte le forme. Il prodotto di questi studi sono migliaia di disegni riuniti in raccolte (chiamate codici) e corredati da note scritte da destra verso sinistra.È considerato il padre della fisiognomica, cioè quella disciplina che studia la forma esterna del volto umano come espressione del carattere dell’individuo.Per Leonardo anche la pittura è una scienza perché è basata sulla prospettiva e sullo studio dei fenomeni naturali.La prima formazione di Leonardo avviene a Firenze nella bottega del Verrocchio, pittore e scultore. Innovativa è la rappresentazione dello spazio che avviene attraverso l’uso della prospettiva aerea, riprodotta con la tecnica dello sfumato: tutti i soggetti appaiono meno definiti, quanto più sono lontani dall’osservatore, proprio come avviene nella realtà. Leonardo compone i soggetti delle sue opere secondo una struttura piramidale. Tra i suoi capolavori ci sono La Gioconda e L’Ultima Cena.
Michelangelo Buonarroti
Michelangelo Buonarroti (1475-1564) mostra straordinarie qualità artistiche sin dal periodo di apprendistato a Firenze, tanto da essere apprezzato da Lorenzo il Magnifico.A Roma diventa famoso sia per opere che si rifanno al passato sia per sculture assolutamente originali come la Pietà. Il papa Giulio II gli affida il progetto grandioso della sua tomba.A Firenze scolpisce il David, il simbolo dell’indipendenza della città.In pittura utilizza ampiamente il chiaroscuro, cioè la variazione di toni chiari e scuri, per rendere il volume e la tridimensionalità dei soggetti, quasi come se fossero scolpiti. Costretto dal papa a decorare la Cappella Sistina nonostante non conosca la tecnica dell’affresco, Michelangelo realizza un’opera che è un successo, sia per la complessità del contenuto, sia per la ricchezza dei colori e la potenza delle figure rappresentate. Il Giudizio universale evidenzia la terribile visione dell’autore: non esistono pietà o speranza per il destino degli esseri umani, ma domina l’idea di una condanna terribile che li attende per l’eternità.Per le sculture delle Tombe Medicee a Firenze Michelangelo utilizza la tecnica del non finito, cioè la presenza dei segni degli strumenti sulla pietra non perfettamente levigata.Secondo Michelangelo scolpire è estrarre dal marmo una figura già contenuta in essa, che deve essere liberata dalla pietra che la circonda. Quando Michelangelo lascia, per scelta, alcune parti della scultura non finite lo fa per indicare che l’artista, persona non perfetta, non riesce a liberare completamente l’idea divina contenuta nel marmo.
Raffaello
Raffaello Sanzio (1483-1520), allievo del Perugino, nelle sue opere lavora affinché l’armonia classica, appresa dallo studio degli antichi, si unisca alla naturalezza dei gesti. Cerca di raggiungere la bellezza ideale, attraverso lo studio delle proporzioni e l’attenzione a ogni piccolo particolare.Nei ritratti, pur rispettando i lineamenti e le caratteristiche psicologiche del personaggio, Raffaello immerge i soggetti in una luce straordinaria e ne sottolinea la forma geometrica essenziale. Raffaello è convinto che esista una continuità fra la cultura del passato e quella del presente e che solo rivalutando ciò che hanno detto gli antichi si può ottenere un vero progresso. Questo messaggio è contenuto nell’affresco della Scuola di Atene.
Donato Bramante
Con Bramante (1444-1514) si afferma un nuovo schema architettonico, a pianta centrale, un’innovazione rispetto alla pianta basilicale in uso precedentemente. Applica in modo geniale i princìpi della prospettiva, creando incredibili illusioni ottiche, dando profondità anche a spazi angusti, come nella chiesa di Santa Maria presso la tomba di San Satiro.Dopo il suo trasferimento a Roma la sua architettura viene influenzata dallo studio delle antichità romane, di cui rimane colpito per la loro semplicità priva di eccessi.
Il Rinascimento a Venezia
I pittori veneti basano le loro opere sull’atmosfera, il paesaggio e la luce e preferiscono inserire la figura umana non nello spazio architettonico ma nel mondo naturale.La scuola pittorica veneta combina l’uso della prospettiva con la descrizione della natura e un uso particolare del colore. La pittura (definita pittura tonale) rende la profondità e il volume attraverso toni diversi di colore e non tramite il disegno e il chiaroscuro. I più grandi rappresentanti sono Giorgione e Tiziano.Nelle opere di Giorgione (1478 circa-1510) protagonista è il colore che, con i toni più chiari e più scuri, costruisce l’immagine e crea la sensazione di uno spazio infinito. Importante è il paesaggio e l’atmosfera naturale. Tiziano (1488/90-1576) fa largo uso del colore brillante e acceso e adotta nuove strutture nella composizione dei quadri, come nel caso dell’Assunta, dove domina un ritmo ascensionale e una grande concretezza delle figure. Riprende l’insegnamento di Giorgione sia nell’adozione del tonalismo, sia nell’inserimento delle figure nel paesaggio. Nella ritrattistica riesce a dare grande vitalità ai soggetti: i personaggi sembrano dialogare tramite l’espressività dei gesti e lo scambio di sguardi.
Il Manierismo
Il Manierismo è una corrente i cui artisti cercano di imitare i pittori precedenti, soprattutto Michelangelo. I manieristi utilizzano queste conoscenze per dare vita non a semplici imitazioni ma a opere bizzarre e originali, con forme contorte e instabili, dai colori accesi e in forte contrasto, lontane dalla rappresentazione della realtà. I rappresentanti di questa corrente sono Iacopo Pontormo, Rosso Fiorentino, Giuseppe Arcimboldo, Parmigianino e Correggio. I principali protagonisti del manierismo veneto sono Tintoretto (1518-1594), Veronese (1528-1588) e Palladio (1508-1580). La pittura di Tintoretto attrae lo spettatore attraverso insoliti punti di vista e forti contrasti tra luce e ombra. Il Veronese evidenzia nelle sue opere la ricchezza della città di Venezia, manifestando interesse per gli scorci arditi e gli effetti illusionistici. L’architetto Andrea Palladio, nelle sue ville per la nobiltà veneta, applica i princìpi e le strutture dell’arte antica, ispirate ai monumenti classici e ai trattati di Vitruvio.
L’arte del Nord Europa
L’opera di Hieronymus Bosch (1453-1516) è una testimonianza delle convinzioni del tempo che gli esseri umani, una volta abbandonato l’Eden, precipitano in un mondo dove regnano il caos e il male. Questa visione del mondo è riportata in molte delle sue opere ma soprattutto nel Giardino delle delizie, dove i simboli della malvagità sono i “grilli”, degli esseri mostruosi. Anche il colore sottolinea la spaccatura fra il bene (toni luminosi) e il male (colori cupi).La condanna della malvagità degli esseri umani è presente anche nelle opere di Pieter Bruegel (1525/1530-1569), tuttavia si nota una maggiore comprensione per la debolezza umana e le tele assumono un aspetto più sereno, senza la presenza di esseri mostruosi. Bruegel adotta lo strumento dell’allegoria e anche i dipinti che sembrano più legati al mondo della natura, nascondono un messaggio morale.Albrecht Dürer (1471-1528), disegnatore e incisore tedesco, conosce e utilizza la prospettiva e la solidità dei corpi, tipiche della pittura italiana.Con Dürer la tecnica dell’incisione diventa uno strumento capace di rivaleggiare con la pittura a olio o la tempera e comincia a diffondersi come alternativa meno costosa rispetto alle tecniche tradizionali.
Il Seicento
Il contesto storico
Il Seicento è un secolo di profondi cambiamenti nell’assetto politico, sociale e culturale dell’Europa. Dal punto di vista politico, nella prima metà del secolo la Spagna ha un ruolo predominante, mentre nella seconda metà la Francia di Luigi XIV si afferma come potenza più importante. Stati come l’Inghilterra e l’Olanda assumono il ruolo di signori dei mari e dei commerci. All’ascesa economica di questi due Paesi corrisponde, dal punto di vista sociale, uno sviluppo della borghesia mercantile. In questo periodo si afferma la cosiddetta Scienza Nuova. Questo movimento, che considera la ragione come unico strumento di conoscenza, anche in opposizione a quanto viene affermato dai testi sacri, cioè dalla Bibbia. Elemento fondamentale è la teoria copernicana (o teoria eliocentrica), sostenuta anche da Galileo Galilei, per cui il Sole è immobile al centro del sistema solare mentre i pianeti gli ruotano intorno.
Il Barocco: la rivoluzione nell’arte
I cambiamenti politici e sociali condizionano anche l’arte. L’affermarsi della borghesia in Paesi come l’Olanda, infatti, allarga il ventaglio dei soggetti rappresentati a scene di vita quotidiana, ritratti di cittadini e commercianti e paesaggi naturali. Allo stesso modo, la consapevolezza di un nuovo universo, spinge gli artisti a rivoluzionare anche l’arte, adottando nuovi tipi di rappresentazione: la raffigurazione del movimento, i forti contrasti luce-ombra, le espressioni drammatiche e le deformazioni convulse del volto. Quest’arte così lontana dai princìpi di armonia ed eleganza del Rinascimento prende il nome di Barocco, probabilmente dal termine barrueca che in portoghese significa “perla di forma irregolare”. Il Seicento viene definito età del Barocco. Il centro in cui nasce questo stile e dove si concentrano i suoi maggiori rappresentanti è Roma, dove i papi utilizzano le forme del Barocco per stupire e attirare il popolo e per affermare il loro potere. Grazie a questo stile Roma si arricchisce di fontane e piazze scenografiche dove straordinari monumenti fondono insieme scultura e architettura.
Roma: Bernini contro Borromini
A Roma, centro fondamentale del Barocco, i protagonisti sono Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) e Francesco Borromini (1599-1667). Una prima fase di collaborazione tra i due avviene all’interno della Fabbrica di San Pietro in cui insieme realizzano il grandioso baldacchino sotto la cupola della Basilica. A questa fase segue però un netto distacco: Bernini realizza opere grandiose come la decorazione interna della Basilica e l’opera più significativa del rinnovamento, cioè la piazza antistante la Basilica stessa. In età barocca la scultura è completamento fondamentale di ogni elemento architettonico. Carattere fondamentale della scultura di Bernini è l’eccezionale fantasia nell’accostare elementi apparentemente privi di collegamento fra loro e la capacità di animare i soggetti grazie ai drappeggi e al movimento delle figure.
Umanesimo civile e culturale
URBINO, LA NUOVA ATENE
Federico da Montefeltro, capitano di ventura e mecenate, cerca di consolidare il suo dominio: affidando a Francesco di Giorgio Martini, il primo ingegnere militare della storia italiana, le fortificazioni dei castelli della zona; incaricando Luciano Laurana, architetto, di trasformare il castello di Urbino in un edificio che abbia le caratteristiche di fortezza, abitazione privata e rappresentanza. ospitando alla corte di Urbino non solo artisti e letterati, ma anche scienziati e matematici.
La diffusione del Barocco
Da Roma l’architettura barocca si diffonde rapidamente nel resto d’Italia e nelle principali capitali europee. Il nuovo stile, con il suo carattere scenografico, viene adottato con entusiasmo dai regnanti di tutta Europa per manifestare il proprio potere attraverso gli edifici del governo o per arricchire le loro capitali.
L’architettura barocca in Italia
In Piemonte i Savoia stanno consolidando il loro potere e cercano di dare un’impronta nuova a Torino modificandone l’assetto urbanistico con piazze scenografiche e palazzi maestosi. Nel sud Italia diversi eventi contribuirono al diffondersi del nuovo stile in due regioni: in Sicilia, nella val di Noto, e in Puglia, con il cosiddetto Barocco leccese.
L’architettura barocca in Europa
Un chiaro esempio di come il nuovo stile possa esprimere il desiderio di fasto e imponenza dei sovrani assolutisti è dato dalla sfarzosa reggia fatta costruire a Versailles, vicino a Parigi, dal re di Francia Luigi XIV che sarà, con i suoi splendidi giardini e giochi d’acqua, un modello per le regge costruite successivamente in tutta Europa.
La pittura in Italia
Nel Seicento si presentano altre tendenze oltre a quella barocca. In pittura si segnalano classicismo e naturalismo, oltre alla rivoluzione introdotta da Caravaggio.
Il Classicismo
Il Classicismo è legato in particolare alla famiglia dei Carracci (Annibale, Agostino e Ludovico), fondatori dell’Accademia degli Incamminati in cui veniva praticato lo studio del nudo, proibito dai princìpi della Controriforma. I Carracci si ispirano ai princìpi della bellezza ideale raffaellesca, ma a volte la loro attenzione per la realtà li porta a scegliere soggetti molto lontani dall’armonia della pittura di Raffaello.Al classicismo dei Carracci si rifanno anche alcuni dei più grandi autori del Seicento come l’ammiratissimo Guido Reni.
Il Naturalismo
La rivoluzione scientifica influenza il terzo grande movimento pittorico seicentesco, il Naturalismo. Gli studi di Galileo, infatti, che si serviva di invenzioni come il cannocchiale o il microscopio, permettono sia di entrare in contatto con gli astri, sia di indagare la natura scendendo in minuscoli dettagli. Nasce la natura morta: quadri che presentano oggetti, elementi vegetali o animali, senza figure umane, indagati con una precisione quasi fotografica. In Italia è la Canestra di frutta di Caravaggio a inaugurare questo genere pittorico. Il Naturalismo, proprio per il suo carattere di analisi attenta della realtà, si presta alle cosiddette scene di genere in cui viene presentata la vita più umile e quotidiana.
Caravaggio
L’autore che rivoluziona la scena italiana e poi, attraverso i suoi seguaci, tutta la scena europea, è Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio (1571-1610), che nei pochi anni della sua permanenza a Roma (1592-1606) introduce nel panorama artistico della città una pittura in cui l’analisi dettagliata della realtà si combina con un uso innovativo della luce. Protetto da nobili e alti prelati che ne riconoscono la grandezza, Caravaggio dimostra di non accettare le convenzioni della pittura dell’epoca inserendo nelle sue pale d’altare personaggi umili e lontani dal decoro richiesto ai soggetti sacri; anche se gli vengono affidati incarichi prestigiosi, i contenuti dei dipinti ritenuti scandalosi e la condotta violenta lo costringono a fuggire da Roma, dopo la condanna per aver ucciso un uomo.Il pittore si rifugia a Malta, ma è costretto a fuggire anche dall’isola per motivi non chiari. Dopo aver ricevuto la notizia della grazia, cerca di tornare a Roma ma muore in modo misterioso durante il viaggio; David con la testa di Golia, forse la sua ultima opera, ha il valore di un testamento e di una confessione.
La pittura in Europa
La pittura fiamminga: Rubens
Nelle zone delle Fiandre ancora sottoposte alla Spagna e legate alla religione cattolica, la vita è sottoposta a una severa etichetta, la pittura tende soprattutto a celebrare temi storici, mitologici o religiosi con grande vivacità coloristica e sfarzo dei soggetti rappresentati. L’esponente principale di questa corrente è Pieter Paul Rubens (1577-1640), autore famoso e pittore preferito della regina di Francia Maria de’ Medici.
Gli olandesi: Rembrandt e Vermeer
La pittura olandese (cioè delle regioni diventate autonome dal dominio spagnolo), al contrario di quella fiamminga, nasce da una società protestante, dominata da severe leggi morali e contraria allo sfarzo. Rembrandt van Rijn (1606-1669) è il ritrattista di questa società borghese severa e senza fronzoli, orgogliosa del proprio lavoro e della propria vita onesta e morigerata. Il suo interesse principale è perciò rendere gli aspetti psicologici dei personaggi rappresentati, come si può notare nella sua opera più famosa, La ronda di notte, opera di straordinaria complessità e dai meravigliosi effetti di luce.
L’altro grande protagonista della pittura olandese, Jan Vermeer (1632-1675), a differenza di Rembrandt ha vissuto un’esistenza molto appartata. Le sue opere sono di solito scene di vita quotidiana o paesaggi dove la luce penetra ovunque, rendendo la comune realtà una visione quasi soprannaturale.
La Spagna: Velázquez
Nel Seicento la Spagna entra in una fase di decadenza economica e politica; tuttavia questo decadimento non tocca la vita culturale e artistica, tanto che si parla di Siglo de oro (“secolo d’oro”) spagnolo.Il più grande artista dell’epoca è Diego Velázquez (1599-1660), pittore di corte di Filippo IV. La pittura di Velázquez spazia da scene di genere chiamate bodegones (personaggi umili nel loro ambiente quotidiano) a spettacolari ritratti dei personaggi più importanti dell’epoca. La più celebre tela di Velázquez è Las meninas.
Il Settecento
Il contesto storico
Il Settecento è un secolo di grandissimi cambiamenti dovuti soprattutto al rafforzarsi della borghesia. In questi anni infatti la borghesia, costretta a farsi carico dei debiti sostenuti dai sovrani per condurre campagne di guerra e per mantenere una classe nobiliare parassita, rifiuta queste imposizioni e dà vita alla Rivoluzione Americana (1775-1783) e alla Rivoluzione Francese (1789-1799). Gli ideali borghesi sono espressi dall’Illuminismo, la corrente di pensiero che si richiama ai lumi della ragione e sostiene i princìpi di libertà, uguaglianza e fraternità. Lo slancio verso la conoscenza porta inoltre, alla fine del secolo, alla nascita del fenomeno della Rivoluzione Industriale, che produrrà violenti mutamenti nel lavoro, nel paesaggio e nella vita degli individui.Il panorama artistico del Settecento è vario perché riflette le diverse condizioni sociali e politiche. La fase di predominio della società aristocratica genera il movimento Rococò, mentre la diffusione del razionalismo illuminista e la scoperta dei resti archeologici di Pompei ed Ercolano portano invece ad adottare il Neoclassicismo.
Il Rococò, arte di corte
L’architettura
Nella prima metà del Settecento domina il Rococò. L’architettura tende a una maggiore semplificazione e a un alleggerimento delle forme, con una ricerca di ritmo e armonia che si ottengono attraverso le aperture ampie, che alleggeriscono la struttura. Gli esterni degli edifici sono intonacati a colori luminosi e inseriti in giardini e spazi scenografici. I princìpi di simmetria ed eleganza dominano anche nei progetti urbanistici e negli arredi urbani delle città europee.Negli interni, invece, la decorazione è estremamente ricca, grazie a dorature, stucchi e pitture di colore vivace che ricoprono anche i soffitti, spesso decorati da affreschi di contenuto esotico, con temi ripresi dalla cultura indiana e cinese.
La pittura
In pittura il Rococò ama soggetti mitologici, descrizioni di giochi e attimi di vita quotidiana dipinti a colori teneri e luminosi (spesso usando il pastello che consente effetti più delicati), con attenzione per particolari eleganti e raffinati (fiori, nastri, piume) che rispecchiano i gusti e i passatempi di una nobiltà oziosa.
Il Vedutismo: Canaletto e Guardi
Nel Settecento Venezia mantiene un ruolo artistico straordinario, in quanto è una delle tappe del Grand Tour, il viaggio che i giovani nobili e intellettuali dovevano compiere nelle città d’arte per completare la loro istruzione. Le richieste dei viaggiatori stranieri portarono alla nascita del Vedutismo, una corrente che ha per oggetto “vedute” della città da riportare come ricordo nei Paesi d’origine. Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto (1697- 1768), è il più famoso autore di questa corrente, celebre sia per la qualità pittorica delle sue tele, sia per la straordinaria ampiezza di visione e precisione dei dettagli ottenute con lo strumento tecnico della camera ottica. Canaletto non è solo un vedutista, ma è anche l’illustratore della vita della città e dei suoi eventi, che riporta con grande vivacità. Secondo per fama nel genere vedutista è Francesco Guardi (1712- 1793), che preferisce rendere l’atmosfera e le suggestioni della città attraverso l’uso di un colore sfumato e vago con cui indaga la varietà dei riflessi e delle nebbie della laguna.
Giambattista Tiepolo
Sempre da Venezia partono i Tiepolo, padre e figlio, che si impongono come i più apprezzati autori di affreschi a parete e a soffitto del secolo. Giambattista Tiepolo (1696-1770) e il figlio Giandomenico (1727-1804) sono chiamati dal principe vescovo di Würzburg per decorare lo splendido palazzo rococò che si era fatto costruire. Al ritorno in Italia, i Tiepolo ricevono l’incarico di affrescare la Villa Valmarana di Vicenza, dove si impegnano in decorazioni molto diverse, dagli episodi mitologici, alle cineserie di gusto rococò, alle scene di vita contadina. La fama conseguita con questi lavori farà sì che vengano chiamati a Madrid per affrescare le sale del Palazzo Reale.
Pietro Longhi e la critica all’aristocrazia
Oltre agli autori che raccontano la vita di corte, alcuni artisti rappresentano la vita della borghesia e delle classi umili, o creano opere per denunciare la nobiltà corrotta. Un protagonista della pittura veneziana che descrive la società del suo tempo in modo realistico è Pietro Longhi (1701-1785) che nelle sue opere presenta la complessità della vita nelle calli e nei campielli della città. Più violento nella critica dell’aristocrazia, ormai senza valori, è William Hogarth (1697-1764) che ci offre uno specchio impietoso della società inglese di fine secolo.
Il Neoclassicismo
Con l’inizio delle indagini archeologiche a Ercolano (1738) e Pompei (1748), vengono abbandonate le stravaganze del Barocco e riscoperte le forme dell’arte greca e romana, considerate modelli di semplicità, equilibrio e armonia. Gli studi di Winckelmann favoriscono questo cambiamento del gusto che coinvolge non solo pittura, scultura e architettura, ma anche l’arredamento, l’abbigliamento e l’urbanistica e che prende il nome di Neoclassicismo, per sottolineare il legame con la classicità e il recupero della sobrietà e della compostezza che la caratterizzavano.
Antonio Canova
La scultura neoclassica nasce nella seconda metà del Settecento, proponendosi inizialmente come reazione nei confronti del Rococò e poi, specialmente nel corso dell’impero napoleonico, indirizzandosi alla celebrazione del regime imperiale. Il principe della scultura neoclassica è sicuramente Antonio Canova (1757-1822), padrone di una eccezionale tecnica con cui riprende sia soggetti della mitologia antica, sia figure del presente a cui dona la bellezza ideale delle opere del passato, come nel caso della sorella di Napoleone, Paolina.
Jacques-Louis David
Anche la pittura neoclassica segue un’evoluzione legata agli eventi politici. Il Neoclassicismo vuole dare voce agli ideali della Rivoluzione, rifacendosi all’arte antica. All’inizio dell’Ottocento, però, la presa del potere da parte di Napoleone fa crollare questi ideali e il Neoclassicismo diventa portavoce dell’esaltazione del potere imperiale. Simbolo di questa evoluzione è la figura di Jacques-Louis David (1748-1825), la cui produzione artistica evolve dalla raffigurazione degli eroi della Rivoluzione francese e dei suoi valori ideali alla celebrazione della figura di Napoleone.
Jean-Auguste-Dominique Ingres
Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867), benché vissuto per la maggior parte della sua vita nel XIX secolo, si può considerare l’ultimo dei grandi artisti neoclassici. Al contrario di David, Ingres rinuncia a ogni messaggio morale e politico per esaltare semplicemente un ideale di bellezza che rimanda a Raffaello. La luce e il colore delle sue opere, nonché la perfezione tecnica del disegno, sono molto ammirate dalla società parigina, dove i ritratti del pittore diventano simbolo di prestigio.
La prima metà dell’Ottocento
Il contesto storico
L’inizio dell’Ottocento è caratterizzato dal tentativo di cancellare le esperienze napoleoniche attraverso il Congresso di Vienna (1815), che pone le basi della Restaurazione. Nonostante ciò, è impossibile cancellare gli ideali della Rivoluzione e la diffusione delle idee patriottiche, che porteranno, nel 1848, a moti rivoluzionari in tutta l’Europa, e in Italia al Risorgimento. Nella seconda parte del secolo si affermano gli Stati nazionali che intraprendono l’azione di conquista di Paesi extraeuropei (imperialismo) per procurarsi le materie prime, indispensabili con la Seconda Rivoluzione Industriale. Questo fenomeno modifica definitivamente la società: si sviluppano una forte classe operaia e il proletariato, supportato dall’ideologia socialista. Gli ultimi decenni, dominati da prosperità e ottimismo, saranno definiti Belle Époque, ma sfoceranno tragicamente nella Prima Guerra Mondiale (1914). In questo secolo si sviluppano movimenti artistici molto diversi tra loro, in connessione con i grandi mutamenti politici e sociali.
Il Romanticismo
Il Romanticismo inglese e tedesco: gli esseri umani e la natura
Già alla fine del XVIII secolo in Inghilterra e Germania nasce il Romanticismo, che esalta il sentimento e la componente irrazionale dell’essere umano, fino a presentarne anche i lati più oscuri (la malattia, la follia, le ossessioni).Anche la Natura è vista come forza misteriosa, dalla quale l’essere umano si sente insieme attratto e spaventato, come si vede nelle opere dell’inglese William Turner Turner (1775-1851) e del tedesco Caspar Friedrich (1774-1840).Questa sensazione di impotenza e attrazione insieme viene definita come sublime e caratterizza la pittura romantica.Nella pittura di William Turner i dettagli del paesaggio vengono assorbiti in vortici di colore e di luce.Anche quando affronta temi storici, i soggetti sono solo un pretesto per studiare gli effetti della luce e lasciarsi colpire dalla potenza delle forze naturali.Diverso è l’approccio al mondo della natura di Caspar David Friedrich per cui soltanto attraverso la contemplazione del mondo naturale si può raggiungere Dio.L’idea di un continuo dialogo con il mondo della natura per trovare risposta alle domande sul senso della vita accomuna Friedrich ai più grandi poeti romantici, come ad esempio Giacomo Leopardi.
Francisco Goya
In Spagna, l’interprete più significativo della sensibilità romantica è Francisco Goya (1746-1828), autore di ritratti della nobiltà spagnola e della famiglia reale in cui esprime una sottile ironia e un’acuta critica nei confronti del potere.L’opera in cui Goya testimonia nel modo più profondo la tragedia di una Spagna travolta dall’attacco francese è Il 3 maggio 1808 a Madrid dove viene rappresentata la fucilazione dei patrioti spagnoli. Goya mostra nelle Peinturas negras (pitture nere) e nelle incisioni chiamate Caprichos tutto l’orrore per una società in cui non esistono giustizia e bene: gli elementi mostruosi, le scene di stregoneria, i riti macabri si inseriscono nel filone “nero” o “gotico” del Romanticismo.
Il Romanticismo storico
In Francia e in Italia si sviluppa un Romanticismo legato al recupero della storia e della tradizione nazionale, viste come base per la realizzazione della libertà e, nel caso dell’Italia, dell’indipendenza.Nell’arte questi ideali si esprimono nella celebrazione della figura dell’eroe o del popolo che lotta contro il potere per la conquista della libertà, come possiamo vedere nell’opera di Eugène Delacroix (1791-1824), La libertà guida il popolo.Jean-Louis-Thèodore Gericault (1791-1824), invece, con La zattera della Medusa, sceglie di rappresentare un fatto di attualità per offrire una lettura allegorica delle condizioni della Francia. L’interesse del pittore per gli aspetti più oscuri della vita quotidiana è inoltre evidente negli studi sui malati nei manicomi, considerati vittime della società.
Francesco Hayez
In Italia la figura di maggior spicco è Francesco Hayez (1791-1882) che sceglie sia di rappresentare episodi della storia italiana, sia temi di attualità, esprimendo la passione patriottica che animava in quegli anni tutti gli Italiani. La fama di Hayez è legata anche alla sua grande abilità di ritrattista che ne faceva l’artista prediletto dell’aristocrazia lombarda.
Il Realismo
Nella metà dell’Ottocento ha importanza fondamentale la corrente del Realismo, che rifiuta le convenzioni della pittura tradizionale per adottare elementi tratti dall’osservazione della realtà, in particolare della vita dei più umili. Questo movimento diventa, in un certo senso, ufficiale quando il pittore Gustave Courbet (1819-1877) nel 1855 fa costruire a Parigi un Pavillon du Realisme (“Padiglione del Realismo”) per esporvi le sue opere rifiutate all’Esposizione universale. Prima di Courbet la scelta di descrivere la vita del popolo senza usare toni compassionevoli o grotteschi era già stata adottata da autori come Millet (1814-1875) e Daumier (1808-1879).Con Courbet il Realismo diventa una scelta consapevole e provocatoria: il Funerale a Ornans scandalizza infatti i borghesi poiché con questa grande tela Courbet si libera di tutte le convenzioni che volevano, per tele di grandi dimensioni, soggetti elevati. L’opera viene perciò considerata il manifesto del Realismo.La fotografia è la tecnica con cui si fissano immagini su un supporto trattato con sostanze che reagiscono alla luce se sono esposte a essa. La macchina fotografica è l’evoluzione della camera ottica dove al foglio di carta viene sostituita una lastra cosparsa di sostanze fotosensibili.Questa evoluzione è resa possibile dai progressi compiuti dalla chimica all’inizio del XIX secolo e, in particolare, dagli studi di Niépce (1839) e Daguerre (1838), inventore di una tecnica che da lui prende il nome di dagherrotipia: le immagini vengono impresse, in positivo, su una lastra di rame, e non sono replicabili in più copie.È soltanto con la nascita della fotografia in negativo che questa tecnica comincia ad avere una certa diffusione. All’inizio viene considerata incapace di esprimere la creatività degli artisti. Verso la metà del secolo, però, si comprende che può sviluppare ricerche sulla composizione e sulla luce e cogliere la personalità dei soggetti ritratti: con Nadar la fotografia diventa interprete del carattere dell’individuo, come nella serie dedicata all’attrice Sarah Bernhardt.In Italia, la prima agenzia fotografica dei fratelli Alinari, nata nel 1852 a Firenze, avrà grande importanza perché grazie a essa nascerà il genere del reportage. Intanto, all’Esposizione di Belle Arti di Parigi del 1859, la fotografia compare come arte autonoma.
La seconda metà dell’Ottocento
Il contesto storico
Nella seconda metà del secolo alcune innovazioni tecniche (come quella del cavalletto portatile e dei tubetti di colore) modificano il rapporto fra gli artisti e i luoghi di lavoro, favorendo la nascita della pittura en plein air. Gli artisti, inoltre, si ribellano al sistema delle accademie ufficiali. Cambiano anche i rapporti degli autori con la società: con l’ascesa della borghesia industriale si modificano i gusti dei committenti, che sono sempre più condizionati dalle opinioni dei critici e dai consigli dei galleristi. Coloro che vogliono affermare la propria individualità e autonomia vengono catalogati come “artisti maledetti” e respinti ai margini della società. A modificare gli interessi e la creatività degli artisti contribuiscono anche le Esposizioni Universali che mettono in contatto i pittori occidentali con culture nuove come quella giapponese.
La città che cambia
Una delle conseguenze più vistose dei mutamenti del XIX secolo, in tutta Europa, è la trasformazione del tessuto urbano e dell’aspetto delle città.In questo secolo si realizza la supremazia, artistica e culturale, della Francia, e in particolare di Parigi, che diventa l’esempio dei mutamenti avvenuti. Si impone la necessità di adottare piani regolatori per organizzare in modo più vivibile il tessuto urbano; qui, su progetto del barone Haussmann, il centro medievale viene abbattuto per consentire la costruzione di grandi boulevard. L’evoluzione tecnologica, poi, favorisce l’utilizzo di nuovi materiali come l’acciaio, la ghisa e il vetro. La realizzazione più famosa con questi materiali è la Torre Eiffel.
L’Impressionismo
Gli autori più sensibili al rinnovamento sono i pittori chiamati Impressionisti. Questi artisti hanno un nuovo modo di concepire l’arte: alla visione elegante e oggettiva della natura proposta dagli autori accademici, infatti, essi decidono di sostituire una visione personale, soggettiva, della realtà, cioè, un’impressione. Le principali caratteristiche della loro pittura sono: la pittura en plein air; la scelta di soggetti tratti dalla vita quotidiana delle città; la mancanza di disegno preparatorio, sostituito da colori puri, non mescolati, accostati in piccole pennellate affiancate, date con rapidi tocchi; il rifiuto del colore nero e l’adozione, invece, di ombre colorate; la scelta di prospettive inusuali al posto della visione centrale.
Eduard Manet, il maestro ribelle
Nel 1863 Eduard Manet (1832-1883) desta grande scandalo esponendo nel Salon des refusés la tela che dà un nuovo indirizzo alla pittura, cioè Le déjeuner sur l’herbe. In quest’opera i giovani artisti che aderiscono all’Impressionismo vedono un modello per la sfida alle convenzioni borghesi. Lo stesso scandalo viene provocato da Olympia in cui i modelli di Giorgione e Tiziano sono trasportati nella contemporaneità. Il rispetto per il disegno e il ricco uso del nero che conferisce, per contrasto, grande luminosità alle sue tele sono elementi fondamentali nella pittura di Manet e lo rendono diverso dagli altri impressionisti.
Claude Monet, il poeta della luce
Il principale interesse pittorico di Claude Monet (1840-1926) è studiare gli effetti della luce sul mondo circostante, dalle prime opere, nelle quali figure umane e paesaggi sono ancora delineati con un netto disegno, alle ultime, nelle quali le forme si dissolvono in pennellate veloci. Il vero soggetto delle sue tele non sono, perciò, né gli individui né i paesaggi, bensì la luce stessa e le sue capacità di trasfigurare gli elementi su cui si posa.
Edgar Degas, lo sguardo del fotografo
Edgar Degas (1834-1917) è l’autore più originale tra gli Impressionisti. Si distingue per le tecniche adottate, come la predilezione per il pastello e il mantenimento di un disegno preparatorio; in secondo luogo per la sua scarsa simpatia per paesaggi o scene en plein air a cui preferisce ambienti chiusi o decisamente affollati: se pure a volte si dedica a riprodurre scene all’aria aperta, in verità le realizza nel suo atèlier.Degas usa indifferentemente oli, pastelli e bronzi il cui soggetto principale è la rappresentazione di ballerine, tema molto ricercato dai collezionisti dell’epoca e che gli consente di portare avanti gli studi sul movimento che ha approfondito basandosi sulle nuove scoperte della fotografia.
Macchiaioli e divisionisti
In Italia la reazione alle accademie viene incarnata dai Macchiaioli, un gruppo di giovani artisti che cominciano a riunirsi presso il caffè Michelangelo, a Firenze. Anche nel loro caso, come per gli Impressionisti, il nome con cui vennero poi riconosciuti è usato per la prima volta in senso dispregiativo da un critico d’arte, per sottolineare come questi pittori rifiutino il disegno preparatorio e come stendano la pittura a grandi macchie di colori a contrasto, senza rifinire le opere con interventi di chiaroscuro o con velature. I più significativi rappresentanti di questa corrente sono Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Raffaello Sernesi, Giuseppe Abbati, Telemaco Signorini. Verso la fine del secolo, si sviluppa in Italia anche un’altra corrente artistica, il Divisionismo, che sostituisce alle pennellate piccolissimi tratti di colore, ottenendo, anche in questo caso, un effetto di grande luminosità. I rappresentanti più famosi di questa corrente sono Giovanni Segantini, che si distingue per la grande forza emotiva, e Giuseppe Pellizza da Volpedo.
Il Postimpressionismo
Il movimento impressionista ha vita breve, perché ben presto all’idea di una pittura nuova nella forma, ma sempre legata alla rappresentazione della realtà (come era l’Impressionismo), si sostituisce l’idea di una pittura che riflette i sentimenti e i pensieri dell’artista. La pittura, da finestra sul mondo, diventa "finestra sulla mente e sull’animo dell’artista". Il Postimpressionismo comprende un gran numero di autori e scelte stilistiche molto differenti fra loro.
Paul Cézanne, l'essenza delle cose
L’arte di Paul Cézanne (1839-1906) ha il principale obiettivo di cogliere l’essenza, la struttura delle cose, cioè la loro struttura geometrica di base, riducendole a figure essenziali, che egli riporta sulla tela tramite pennellate semplificate, più ampie di quelle impressioniste. La conseguenza più evidente è la scomparsa della prospettiva tradizionale che non risulta più necessaria in un mondo che si allontana dalla descrizione oggettiva della realtà. La ricerca di Cezanne sarà fondamentale per il Cubismo, nei primi del Novecento.
Paul Gauguin, la fuga dalla civiltà
La vita tormentata di Paul Gauguin (1848-1903) si riflette nelle sue opere. Oltre ai problemi personali, ciò che spinge il pittore così lontano, sino in Polinesia e alle Isole Vergini, è il desiderio di ritrovare un’esistenza ispirata a valori più autentici, fra gente non corrotta dalla civiltà. Il rifiuto della società borghese lo porta anche a rifiutare la pittura tradizionale: non vuole rappresentare la realtà così come gli occhi la vedono, ma come l’artista la percepisce. Semplifica al massimo le sue composizioni, servendosi di campiture di colori piatti definite da marcate linee di contorno.
Georges Seurat e il Puntinismo
Verso il 1880 un gruppo di artisti decide di utilizzare le scoperte nel campo dell’ottica del chimico Chevreul, il quale aveva scoperto che, se si affiancano due colori complementari le loro qualità cromatiche si rafforzano, mentre se mescolati la loro luminosità si attenua. Il capofila è Georges Seurat (1859-1891) e la tecnica pittorica, basata sull’accostamento di piccolissimi punti di colore puro, è il Puntinismo. Il capolavoro del movimento è Una domenica pomeriggio sull’isola della grande Jatte. Seurat muore giovanissimo e la sua opera diventa modello per Paul Signac (1863-1935), che, invece dei puntini, usa macchie cromatiche più ampie e colori più intensi e luminosi.
Vincent van Gogh e l'energia dell'universo
Fin dalle prime opere, la volontà di denunciare le ingiustizie sociali e il rifiuto della pittura accademica spingono l’olandese Vincent van Gogh (1853-1890) a utilizzare colori e segni grezzi, quasi brutali, sgradevoli come le scene che presentano. Il trasferimento a Parigi e la scoperta del Puntinismo permettono a Van Gogh un grande cambiamento e la possibilità di elaborare lo stile particolare, nervoso e vibrante, con cui dare espressione al suo mondo interiore. La vita parigina, tuttavia, lo delude profondamente, perciò, affascinato dalla luce e dai colori della Provenza, nel 1888 Van Gogh si stabilisce ad Arles. Dopo un violento litigio con Gauguin ed essersi autoinflitto una grave ferita, Van Gogh viene internato in una casa di cura. Trascorre l’ultimo periodo della sua vita a nord di Parigi dove, nel 1890, si suicida. La sua arte, fatta di pennellate nervose e vibranti, di colori violenti e contrastanti, è la piena espressione del tentativo di rappresentare sulla tela le energie e le forze incontrollabili che dominano il mondo naturale e l’animo umano. Tuttavia quest’arte, nonostante la deformazione degli aspetti della realtà, non è solo frutto di uno stato di eccitazione mentale, ma è sempre generata da un’attenta osservazione del mondo naturale.
Henri de Toulouse-Lautrec e la vita notturna di Parigi
Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901), affetto da una grave deformità alle gambe, ottiene facilmente dalla famiglia, appartenente all’alta nobiltà, di dedicarsi esclusivamente all’arte. A Parigi entra in contatto con i centri della vita notturna, i locali da ballo e i cabaret. Grande ammiratore di Degas, da lui eredita il gusto per il taglio fotografico delle inquadrature e anche per le scene di vita in luoghi equivoci. Le sue opere sono sempre molto essenziali, caratterizzate da linee di contorno molto visibili, una notevole dinamicità e una gamma di colori molto ridotta. Grazie a queste caratteristiche le sue affiches, i primi manifesti pubblicitari, diventano famosissime.
L’Art Nouveau
Nel XIX secolo appare evidente che lo sviluppo della Rivoluzione Industriale ha provocato una maggiore e più rapida produzione di merci, ma anche un abbassamento della loro qualità. Negli anni ’80 dell’Ottocento, in Inghilterra, nasce un’associazione di arti e mestieri, la Arts and Crafts Exhibition Society, che si pone l’obiettivo di migliorare dal punto di vista estetico la produzione industriale di oggetti d’uso. Alla fine del XIX secolo il movimento, nato dall’esigenza di rinnovamento delle arti minori, investe anche pittura, scultura e architettura, e si diffonde in tutta Europa, diventando un vero e proprio stile, con il nome di Art Nouveau in Francia, Liberty in Italia, Jugendstil in Germania, Modernismo in Spagna, Sezession in Austria, Modern Style in Inghilterra. L’Art Nouveau si caratterizza per l’uso di linee curve e flessuose, decori floreali e naturalistici, asimmetrie e forme allungate ed eleganti e prende possesso di tutti i campi che hanno una componente estetica: grafica, gioielleria, arredamento, abbigliamento, tessuti, architettura e arredo urbano, per interessare, ovviamente, anche la pittura.
Gustav Klimt
Gustav Klimt (1862-1918), figlio di un orafo viennese, è il rappresentante più famoso della Sezession viennese. Il programma della Secessione consiste nell’abbattere le differenze fra arte “alta” e “bassa”. Klimt manifesta subito questa libertà mischiando arte e oreficeria, pittura e artigianato; questa contaminazione inizialmente sconvolge la società viennese, ma poi la affascina al punto da fare di Klimt il ritrattista prediletto della ricca borghesia.
Il primo Novecento
Il contesto storico
La Belle Époque viene troncata violentemente dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale (1914-1918). Alla conclusione di questo scontro, in cui vengono adottate per la prima volta armi chimiche e tecnologiche devastanti, gli Imperi centrali (Prussia e Austria) sono sconfitti. Le pesantissime condizioni di pace imposte alla Germania scatenano il malcontento popolare che sarà alla base dell’ascesa del nazismo, così come la crisi economica e sociale, diffusa in tutta Europa, provocherà l’avvento del fascismo in Italia e dello stalinismo in Russia, movimenti totalitari che mirano alla soppressione delle libertà individuali. Gli Stati Uniti, usciti vincitori dalla guerra, inizialmente conoscono un momento di grande benessere, interrotto bruscamente, però, dal crollo della Borsa di Wall Street (1929) con cui ha inizio la Grande Depressione. L’aggressività nazista, che porta nel 1939 all’invasione della Polonia, scatena la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) che terminerà con la sconfitta della Germania, dell’Italia e del Giappone (alleati nella guerra), dopo l’immane tragedia delle bombe atomiche sganciate sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki.
Le avanguardie storiche
Il periodo tra il 1905 e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale è un momento di innovazione senza precedenti. Il rifiuto delle forme tradizionali d’arte diventa sempre più evidente con la nascita delle cosiddette avanguardie storiche (Cubismo, Futurismo, Astrattismo...), che eliminano i contenuti dell’arte tradizionale e propongono un rinnovamento del linguaggio. Gli aderenti alle avanguardie mirano a unificare arte e vita adottando non solo stili rivoluzionari in arte, ma anche un nuovo modello di comportamento, opposto a quello borghese. Una grande influenza hanno le teorie filosofiche e scientifiche che si diffondono in quegli anni, come la psicanalisi di Freud e la teoria della relatività di Einstein. Il rinnovamento del linguaggio consiste nell’accettazione di questi principi: l’arte non deve riprodurre la realtà come appare in natura ma deve essere l’espressione della visione creativa e fantastica dell’artista; l’artista non deve seguire nessun criterio di ordine, simmetria o armonia, ma deve solo cercare di rappresentare le intuizioni che lo hanno ispirato; non esiste più un “bello” in senso tradizionale e l’opera d’arte può essere realizzata anche con elementi bizzarri e impensati, unendo insieme oggetti di diversa provenienza con una tecnica definita assemblage. La scoperta dell’arte africana, conosciuta anche attraverso l’apertura a Parigi del Museo Etnografico del Trocadèro, sarà poi un elemento fondamentale nelle scelte dei modelli e dei linguaggi adottati dalle avanguardie.
L’angoscia di vivere: l’Espressionismo
La prima avanguardia a comparire sulla scena europea, nel 1905, è l’Espressionismo, che vede la pittura come interpretazione del disagio dell’artista di fronte a una realtà che non capisce e della quale dà una rappresentazione deformata sia nei tratti sia nei colori. L’Espressionismo si suddivide in due correnti: l’Espressionismo nordico, rappresentato dalla Brucke tedesca (“il ponte”), portatore di una visione cupa e tragica del destino umano; i Fauves francesi (“le belve”), nome che allude all’uso esasperato e aggressivo del colore, che serve però a esprimere una visione vitale e ottimista dell’esistenza, capeggiati da Matisse. La scoperta dell’Arte Africana, conosciuta anche attraverso l’apertura a Parigi del Museo Etnografico del Trocadèro, sarà poi un elemento fondamentale nelle scelte dei modelli e dei linguaggi adottati dalle Avanguardie.
La Brucke e l’Espressionismo nordico
Un’anticipazione dei temi della solitudine e dell’angoscia umana di fronte alla morte, nonché dell’incapacità di comprendere il senso dell’esistenza, ci è data dall’opera di Edvard Munch (1863-1944). Ne Il grido, Munch esprime con straordinaria potenza temi come la follia, la malattia e la morte, destinati a diventare oggetto della produzione dei pittori tedeschi, in particolare del gruppo Die Brucke. Un autore scollegato da ogni corrente è l’austriaco Egon Schiele (1890-1918). Nelle sue opere sembra aleggiare il presentimento della morte incombente e la consapevolezza che il dolore è la regola basilare dell’esistenza.
L’esplosione del colore: i Fauves
Alla base della pittura dei Fauves stanno l’energia espressiva di Van Gogh e la violenza coloristica di Gauguin: ai due maestri si rifanno André Derain (1880-1954), Maurice de Vlaminck (1876-1958) e soprattutto Henri Matisse (1869-1954). I Fauves attraverso il colore esprimono l’interiorità dell’autore. I caratteri che li definiscono sono l’uso di colori puri, stesi su ampie superfici, e l’adozione di forme sottolineate da un contorno ben definito, che annulla la tridimensionalità. Il desiderio di semplificazione indurrà Matisse ad adottare la tecnica dei papiers découpés, fogli di carta colorata e ritagliata, in cui le forme e i colori diventano i protagonisti di un universo bidimensionale.
Il Cubismo e la ricostruzione del mondo
Nel 1907 a Parigi Pablo Picasso e George Braque danno vita al Cubismo, uno dei movimenti più rivoluzionari delle avanguardie europee. Questo movimento parte dalle intuizioni di Cèzanne e anziché presentare i soggetti da un’unica prospettiva, li scompone nelle forme geometriche essenziali, tagliandoli secondo i vari piani e poi ricomponendoli in modo diverso, così da dare l’idea di come essi cambino a seconda del punto di vista.
Il genio multiforme di Pablo Picasso
Il simbolo stesso della rivoluzione nell’arte del Novecento è Pablo Picasso (1881-1973). La prima fase della sua produzione artistica si può suddividere in periodi. Il periodo blu, durante il quale i dipinti dell’artista sono caratterizzati da una tonalità livida e da soggetti umili e disperati, afflitti dalla miseria. Il periodo rosa: i soggetti hanno espressioni pacatamente indifferenti e la tavolozza si schiarisce, con colori che suggeriscono maggiore serenità; i soggetti, tratti quasi sempre dal mondo del circo, assumono pose eleganti e aggraziate. Il 1907 è per Picasso l’anno di un cambiamento rivoluzionario. Les dèmoiselles d’Avignon inaugura la fase definita Cubismo delle origini, caratterizzata da forme semplificate, ridotte a volumi geometrici. A questa prima fase ne seguiranno altre più complesse: prima il Cubismo analitico, nel quale il soggetto è colto da diverse angolazioni e ricomposto sulla tela con sovrapposizioni e compenetrazioni in una tonalità unica, o quasi, di colore; poi il Cubismo sintetico dove gli oggetti sono definiti in modo molto semplificato, senza prospettiva, spesso con la tecnica del collage polimaterico.
La scuola di Parigi
Parigi raccoglie non solo le avanguardie, ma anche pittori che seguono uno stile personalissimo. Quando si allude a loro, si parla di Scuola di Parigi. Amedeo Modigliani (1884-1920) incontra a Parigi Constantin Brancusi (1876-1957) con cui condivide l’interesse per il primitivismo. Mentre per Brancusi un elemento essenziale è il riferimento alla mitologia popolare rumena, ad attrarre Modigliani sono l’antica scultura greca e le maschere africane con le loro teste stilizzate e i lunghi colli. L’altro grande della Scuola di Parigi è Marc Chagall (1887-1985). Nelle sue opere sono sempre presenti la nostalgia per la città d’origine e i riferimenti alla cultura ebraica e ai suoi elementi tradizionali.
La ribellione e il culto della velocità: il Futurismo
Il Futurismo vuole essere un movimento rivoluzionario teso ad abbattere ogni forma di arte tradizionale; nato a Parigi nel 1909 con il Manifesto di Marinetti, in seguito si svilupperà in relazione a diversi tipi d’arte. I Futuristi (Balla, Boccioni, Severini, Depero) si dichiarano contro tutte le istituzioni dell’arte legate al passato, dall’accademia al museo, e vogliono che i soggetti delle loro opere siano espressione della caotica realtà del mondo urbano, utilizzando a tale scopo un linguaggio basato sulla frammentazione del colore; essa deve distruggere la consistenza dei corpi, facendo invece apparire sulla tela il loro dinamismo. È Giacomo Balla (1871-1958), fra i Futuristi, colui che sviluppa nel modo più poetico i temi della luce e del movimento: per rendere l’idea dello spostamento della figura, in Ragazza che corre sul balcone adotta la modalità della scomposizione dinamica, servendosi di quella che è la base del linguaggio cinematografico, cioè la successione di fotogrammi. Poiché il movimento è il fulcro della loro ricerca, i Futuristi celebrano anche i nuovi mezzi di trasporto, cioè l’automobile, il treno, i mezzi di locomozione.
L’Astrattismo: forme pure e colori
L’Astrattismo rifiuta di rappresentare la realtà del mondo naturale: il suo scopo è far nascere sentimenti ed emozioni tramite colori e forme pure, capaci di suscitare nello spettatore le stesse emozioni che può creare la musica. Ideatore di questa identità musica-disegno è Vasilij Kandinskij, fondatore della corrente del Blaue Reiter (“Il cavaliere azzurro”), creata a Monaco di Baviera nel 1911 insieme ad altri artisti, come Franz Marc e Paul Klee. Questa corrente è definita anche Astrattismo lirico e si distingue dall’Astrattismo geometrico di Mondrian e Malevič, che individuano nelle forme geometriche pure i soggetti delle loro opere.
Franz Marc e Vasilij Kandinskij: dalla natura alla mente
In Uccelli di Franz Marc (1880-1916), gli spunti del mondo naturale sono assorbiti da macchie di colore e linee spezzate che non hanno riferimenti con la realtà. Intorno al 1910 Vasilij Kandinskij (1866-1944) dipinge le prime opere in cui i colori e le forme suggeriscono sensazioni, proprio come fa la musica: i titoli scelti per le opere (Composizioni o Improvvisazioni) rimandano appunto alle partiture musicali. Kandinskij, inoltre, spiega in Lo spirituale nell’arte che determinati colori e forme provocano specifiche sensazioni. Con il tempo, nelle sue opere diventeranno sempre più significative le figure geometriche a cui il pittore attribuirà forti valori simbolici.
Paul Klee: astrazione e ricordo
Lo svizzero Paul Klee (1879-1940) fa parte del Blaue Reiter solo per breve tempo, ma questa sarà una delle esperienze fondamentali della sua vita, insieme a un viaggio in Africa, da cui trarrà la forte passione per il colore. Klee non pratica quasi mai l’Astrattismo vero e proprio perché nelle sue opere sono spesso presenti elementi figurativi molto semplificati. Klee è un pittore raffinatissimo, che solo in parte si rifà alla pittura dei bambini, immediata e sincera: nelle sue opere le forme semplici sono oggetto di una scomposizione minutissima in tasselli colorati che ci fanno comprendere l’idea del mondo che il pittore ha elaborato dentro di sé.
Piet Mondrian e il Neoplasticismo
Le più significative ricerche nella direzione dell’Astrattismo geometrico vengono svolte dall’olandese Piet Mondrian (1872-1944); egli, partito dalla rappresentazione della natura piatta del paesaggio olandese, approda a tele dominate da griglie ortogonali che delimitano zone di colore puro, in modo da ottenere un’armonia rappresentata dall’equilibrio delle linee e delle aree colorate. L’arte di Mondrian, il Neoplasticismo, si basa sulla scomposizione della tela in forme geometriche, dipinte con colori primari più il bianco e il nero.
Kazimir Malevič e il Suprematismo
Il pittore ucraino Kazimir Malevič (1878-1935) porta alle estreme conseguenze l’astrattismo geometrico fondando il Suprematismo di cui dà i caratteri nel saggio Il Suprematismo, ovvero il mondo della non rappresentazione: qui afferma la supremazia nell’arte (da cui il nome del movimento) della sensibilità pura rispetto a ogni forma di rappresentazione della realtà. In questo percorso Malevič passerà da tele con figure geometriche astratte a una sola grande figura di un solo colore.
La Metafisica e il Surrealismo
Nel Novecento spazio fondamentale ha la psicanalisi freudiana che stabilisce che non sempre siamo consapevoli, o in grado, di governare le nostre azioni, perché nel subconscio covano degli impulsi che talvolta ci spingono ad agire in modo irrazionale. Una maniera per comprendere ciò che ci ha indotto a queste azioni è indagare i sogni fatti o riportare alla luce i ricordi ormai cancellati attraverso tecniche come l’ipnosi. Partendo da queste scoperte, nel Novecento nascono due grandi correnti pittoriche, la Metafisica e il Surrealismo, che intendono rappresentare sulla tela gli incubi, le allucinazioni, i sogni, ma anche ciò che è conservato nella memoria.
La metafisica di Giorgio De Chirico
Il primo di questi movimenti nasce in Italia con il nome di Metafisica e ha il suo principale rappresentante in Giorgio De Chirico (1888-1978), che nelle sue opere presenta città in cui pare cancellata ogni traccia umana. Nonostante la verosimiglianza delle architetture ispirate alla grandiosità del passato, le uniche presenze apparentemente “umane” sono manichini, collocati in ambienti totalmente vuoti; così l’artista dà spazio alla dimensione misteriosa della vita.
Il surrealismo: Salvador Dalì, Joan Mirò e René Magritte
Più vario è il panorama del movimento chiamato Surrealismo. I maggiori rappresentanti sono Salvador Dalì (1904-1989), contraddistinto da una fantasia sfrenata e da un’abilità tecnica eccezionale, Joan Mirò (1893-1983), che si dedica alla creazione di opere in cui applica la trascrizione meccanica dei sogni sulla tela, e Renè Magritte (1898-1967), che si serve di associazioni inattese e incongrue per rivelare allo spettatore la sostanziale ambiguità dell’esistenza.
Il Dadaismo
Il Dadaismo nasce a Zurigo nel 1916. Caratteristica di Dada è impegnarsi a distruggere tutte le convenzioni del passato. Lo scopo è scandalizzare e scardinare le convinzioni riguardo a ciò che fino a quel momento era considerato arte: questa, a parer loro, può nascere anche dall’accostamento di oggetti quotidiani senza relazione (assemblage) dal fotomontaggio o da tecniche fotografiche nuove, dallo stravolgimento ironico di forme artistiche o di opere precedenti. Il recupero di tutto ciò che può turbare i borghesi, cioè di quello che è definito antiarte, è praticato soprattutto da Marcel Duchamp (1887-1968). Secondo Duchamp l’artista può creare anche soltanto accostando oggetti quotidiani. Nasce la tecnica del ready made. Gli esponenti più noti del movimento sono, oltre a lui, Tristan Tzara, Man Ray e Kurt Schwitters.
Il “ritorno all’ordine”
Nel periodo fra le due guerre mondiali in Italia il fascismo esercita un forte controllo sull’arte che deve seguire dei percorsi tradizionali e in sintonia con l’ideologia politica. L’arte italiana ha perciò uno sviluppo particolare, distaccato dalle sperimentazioni. Questo atteggiamento viene chiamato “ritorno all’ordine” nel senso che si ritorna al linguaggio della tradizione classica e della pittura italiana del Trecento e Quattrocento, come si vede nell’opera di Giorgio Morandi (1890-1964). Il recupero della tradizione viene portato avanti dal movimento “Novecento” il cui principale rappresentante è Felice Casorati.
La rivoluzione urbana: dall’oggetto all’architettura
La nascita del design e il Bauhaus
Nella prima metà del Novecento l’architettura ha uno straordinario sviluppo legato al tumultuoso espandersi delle città. Parallelamente, nel campo dell’arredamento e della creazione di oggetti di uso comune, nasce il design, cioè la progettazione di oggetti la cui la forma è legata alla funzione dell’oggetto stesso. La nascita del design è fusa con la nascita del Bauhaus, una scuola di architettura fondata da Walter Gropius (1883-1969), che opera in Germania dal 1919 al 1933. Il Bauhaus non solo rappresenta la corrente più influente del modernismo in architettura, ma è anche la scuola in cui si attua una vera e propria rivoluzione per quanto riguarda il rapporto fra arte e artigianato, considerati dello stesso livello.
L’Art Déco
L’Art Déco prende il nome dall’Esposizione di Arti Decorative di Parigi del 1925; detto anche, per questo motivo, Stile 25, si può considerare una derivazione dell’Art Nouveau, in quanto si occupa di ogni aspetto dell’architettura e dell’arredamento, ma si distingue dal Bauhaus perché adotta forme decorative più ricche e opulente. Gli artisti più famosi che hanno diffuso questo stile nel mondo sono Romain de Tirtoff chiamato Ertè e Tamara de Lempicka. Le decorazioni tipiche sono motivi e sagome di animali, fogliame tropicale, i motivi che richiamano il sole, lo zig-zag e gli scacchi. L’Art Déco predilige materiali nuovi come l’acciaio inossidabile o l’alluminio.
L’Architettura Razionalista
L’Architettura Razionalista adotta come princìpi fondamentali il rigore geometrico e il rifiuto di qualsiasi elemento decorativo esterno per ricercare solo l’assoluta funzionalità di ogni componente dell’edificio. Gli esponenti principali del Razionalismo sono Le Corbusier (1887-1965) e Mies van der Rohe (1886-1969).
L’Architettura Organica
L’Architettura Organica considera l’architettura e il paesaggio circostante un tutto unico, cioè un organismo vivente, in cui paesaggio ed edificio si devono integrare. Il padre di questa corrente è considerato Frank Lloyd Wright (1867-1959).
Le civiltà fluviali
Il contesto storico
Le civiltà fluviali sono nate e si sono sviluppate in zone molto fertili vicino a corsi d’acqua dove si potevano praticare l’agricoltura e l’allevamento. Mesopotamia: zona compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate; Egitto: zona lungo il corso del fiume Nilo. In seguito al progressivo aumento delle vie di comunicazione si creano le prime forme di commercio. Lo scambio delle merci favorisce la nascita delle prime città, dove l’insediamento umano è favorito da innovazioni tecnologiche: la ruota e i primi carri per il trasporto delle merci; l’aratro per la lavorazione dei campi; la costruzione di canali per l’irrigazione dei terreni e le coltivazioni.
L’arte della Mesopotamia
In Mesopotamia si sviluppano i primi centri urbani, grazie alla ricchezza del suolo e all’agricoltura. La nascita delle prime città ha importanti conseguenze culturali, tra cui l’invenzione della scrittura cuneiforme, fatta di segni di forma triangolare impressi nell’argilla fresca. La scrittura inizialmente viene utilizzata per i contratti e il resoconto degli scambi commerciali, in seguito anche per scrivere leggi o opere letterarie come la storia di Gilgamesh, il primo poema epico della storia. Si crea un ordine sociale: il potere è in mano a un re-sacerdote, affiancato dai sacerdoti che esercitano il potere religioso.
I Sumeri
L’edificio principale della città-stato sumera è la ziqqurat, una piramide a gradoni costruita con mattoni in argilla mischiata a paglia e asciugata al sole. Alla sommità si trova il tempio del dio, più in basso l’abitazione del re e le stanze dei sacerdoti e per ultimo i magazzini. I Sumeri realizzano per primi statuette votive e opere decorative che forniscono la narrazione di fatti ed eventi. L’opera più famosa è lo stendardo di Ur, una tavola di legno lavorato su entrambe le facce, con inserti di vari materiali, che rappresentano da un lato la guerra e dall’altro la pace.
Babilonesi, Assiro e Persiani
Dopo i Sumeri, la Mesopotamia viene conquistata dai Babilonesi. Il loro re, Hammurabi, crea il primo codice di leggi scritto della storia, che è giunto fino a noi nella famosa Stele di Hammurabi. In seguito Assiri e Persiani introducono alcune innovazioni architettoniche come i giardini pensili e grandi opere di fortificazione e difesa. Durante il regno di Nabucodonosor, sovrano persiano, la capitale Babilonia è circondata da possenti mura su cui si aprono le porte di accesso alla città; una delle porte più belle è la porta di Ishtar.
L’arte egizia
La civiltà egizia si sviluppa lungo il corso del fiume Nilo, i cui cicli di piena e siccità determinano la vita, i periodi di lavoro e di riposo, la religione e l’arte dell’antico Egitto. Il faraone non è solo il re dell’Egitto, ma l’incarnazione di Horus, il dio del sole; se ne deve quindi garantire la vita eterna dopo la morte tramite la mummificazione. Il ruolo del faraone e l’importanza della religione sono testimoniati dalle piramidi, dai templi e dalle tombe scavate nella montagna: costruite con materiali duraturi, sono dipinte da immagini e geroglifici, una scrittura formata da disegni, simboli e segni.
Le piramidi
Gli Egizi costruiscono tombe grandiose per dimensioni e struttura. Le prime tombe monumentali (màstaba) sono di forma tronco-piramidale; successivamente, dalla sovrapposizione di più màstabe di dimensioni ridotte, nasce la piramide a gradoni. A poco a poco le piramidi assumono una forma geometrica con le facce lisce: si costruiscono in questo modo, nella piana di Gizah, le tre colossali piramidi di Cheope, Chefren e Micerino, posizionate secondo l’allineamento delle stelle. A protezione del complesso di tombe è posta la colossale scultura della Sfinge: un leone sdraiato (simboleggia la forza) con testa umana (simboleggia la saggezza). All’interno delle piramidi il sarcofago era nascosto in una serie di cunicoli ciechi, per impedirne l’accesso ai saccheggiatori di tombe. Una delle poche tombe ritrovate intatte è quella del sovrano Tutankhamon.
L’età dei templi
La fase del Nuovo Regno in cui la capitale dell’Egitto viene spostata a Tebe, per proteggerla contro gli attacchi dal mare, è definita «età dei templi». I faraoni fanno edificare Karnak e Luxor, i due più famosi centri sacri dell’Egitto. I templi, di dimensioni straordinarie, si dividono in: templi divini, legati al culto delle divinità, come quello di Amon a Karnak; templi funerari, consacrati al culto del faraone defunto, come quelli di Abu Simbel in onore del faraone Ramses II e di sua moglie Nefertari.
La scultura
La scultura monumentale è considerata un completamento dell’architettura perché contribuisce a rendere eterno il ka, cioè lo spirito del faraone. Tutte le statue celebrative rispecchiano un modello fisso (canone) basato su misure, posizioni e atteggiamenti prestabiliti e sempre uguali. I caratteri individuali sono limitati al volto e al nome del personaggio raffigurato (cartiglio). Il rigido rispetto per le forme tradizionali viene infranto durante il regno del faraone Akhenathon che fa realizzare pitture e sculture più realistiche, molto diverse dalla tradizione ufficiale. Le statue di personaggi privati o quelle che fanno parte del corredo funerario di un defunto rappresentano, invece, il carattere degli individui o gli aspetti della vita quotidiana.
La pittura
La pittura presente nelle grandi tombe serve a celebrare il defunto e presenta anche gli aspetti privati della sua vita in modo che possa riviverli dopo la morte. Gli elementi fondamentali del codice della pittura sono la contemporanea rappresentazione frontale degli occhi e delle spalle; il profilo del volto e del resto del corpo; i piedi affiancati per indicare il corpo fermo o un piede in avanti per indicare il movimento; la pelle rosso scuro per gli uomini e giallo ocra per le donne; il rispetto delle proporzioni basate su un reticolo di quadrati.
Le civiltà del Mar Egeo
Il contesto storico
La civiltà cretese e quella micenea nascono durante la prima età del Bronzo. Le due nuove civiltà, che si sviluppano nella parte centrale del Mediterraneo, sono legate soprattutto allo sviluppo della navigazione e del commercio. L’isola di Creta è la culla della civiltà minoica, dal nome del suo fondatore Minosse. La civiltà micenea si sviluppa nella penisola del Peloponneso dove si trova Micene, la città più importante.
L’arte minoica
Grazie alla tranquillità all’interno dell’isola di Creta e alla naturale difesa da attacchi esterni fornita dal mare, i palazzi cretesi non presentano traccia di mura difensive. La decadenza e la scomparsa di questa civiltà furono causate probabilmente da alcuni violenti terremoti e fenomeni sismici, e dagli attacchi dei Micenei, una popolazione del Peloponneso. La civiltà minoica viene riscoperta agli inizi del Novecento dall’archeologo Arthur Evans, che ritrova i resti del palazzo di Cnosso.
La pittura parietale
L’arte minoica non celebra il potere religioso e politico, come l’arte mesopotamica e quella egizia, ma mira ad abbellire i palazzi e a presentare i caratteri più piacevoli e gioiosi della natura e della vita quotidiana. La pittura cretese è meno dettagliata di quella egizia: l’uso di colori che si impastano con la superficie della parete fa si che l’opera debba essere completata in fretta, senza possibilità di ripensamento. I cretesi dipingono le figure con la visione di profilo come gli Egizi; il ruolo della donna nella vita sociale è testimoniato dalla sua presenza in diversi affreschi.
La ceramica e la scultura
La ceramica, di cui si conservano molti esemplari, documenta l’abilità nel disegno e l’amore per la natura dei cretesi. Gli oggetti in ceramica sono legati a rituali religiosi o destinati a un uso pratico, come il vasellame. Gli oggetti utilizzati per la mensa o nei riti sacri presentano diversi stili, con decorazioni geometriche o naturalistiche, che compaiono in momenti storici successivi.
L’arte micenea
Le continue aggressioni degli Achei, un popolo proveniente dal Peloponneso, e i numerosi cataclismi naturali provocano il declino di Creta. Gli Achei sono un popolo guerriero che abita in città-Stato indipendenti circondate da imponenti mura. La città più importante, di cui si conservano ancora dei resti archeologici, è Micene. Con la conquista di Creta, gli Achei ne apprezzano l’arte e lo stile di vita, tanto da riportare nei loro palazzi decorazioni e oggetti ispirati all’arte minoica. La civiltà micenea, descritta con precisione da Omero nell’Iliade e nell’Odissea, tramonta attorno al 1100 a.C. per opera dei Dori.
Città fortificate
Le città fortificate micenee hanno una parte alta (acropoli), con l’abitazione del re e i luoghi sacri, circondata da mura possenti, formate da massi molto grandi. Alla città si accede tramite porte maestose, come la Porta dei Leoni di Micene. Un sistema di passaggi e scale conduce alla dimora del re, il cui centro è il megaron, una sala con il trono e un focolare circondato da quattro colonne: struttura che sarà alla base del tempio greco.
Tombe imponenti
Le tombe a thòlos sono strutture poste sotto un tumulo di terra a cui si accede attraverso il dròmos, un corridoio interrato. L’interno è formato da uno spazio circolare per i riti funebri ed è ricoperto da una volta formata da strati di massi che si restringono fino a formare una copertura a forma di cupola ogivale. Queste tombe contenevano un ricchissimo tesoro funerario, come il Tesoro di Atreo. Grazie ai manufatti ritrovati nelle tombe, sappiamo che gli Achei erano esperti nella lavorazione dei metalli: il bronzo per le armi e l’oro per gioielli, coppe e vasellame.
La Grecia
Il contesto storico
La storia greca comincia con l’invasione dei Dori che nel XII secolo a.C. sconfiggono i Micenei e conquistano tutta la penisola greca creando tanti centri, le póleis, legati da lingua e religione, la cui economia si basa sull’agricoltura e sul commercio per mare. Le póleis si espandono in Oriente e Occidente: i Greci fondano colonie in Asia Minore (l’attuale Turchia), in Magna Grecia (l’Italia meridionale) e in Sicilia. Queste colonie mantengono usi e tradizioni della madrepatria. Caratteristica della civiltà greca è la mancanza del dominio di un re o di un’autorità religiosa suprema; i cittadini contribuiscono insieme al governo, alla difesa e al benessere della pólis: nasce la democrazia. In questo periodo nasce la filosofia, cioè la scienza che studia il perché delle cose, e l’arte conosce un grande sviluppo.
L’arte greca
L’arte greca si è sviluppata grazie a un insieme di tentativi di ottenere la perfezione in tutti i campi: rappresentazione dell’individuo, creazione di edifici armoniosi secondo schemi matematici, progettazione di una città ordinata e ben suddivisa. L’arte greca si suddivide in tre periodi: periodo arcaico (VII sec. - metà V sec. a.C.): si pongono le basi dell’architettura e si realizzano le prime sculture; periodo classico (metà V sec. - metà IV sec. a.C.): periodo di massimo splendore; ellenistico (dalla morte di Alessandro Magno nel 323 a.C. alla battaglia di Azio nel 31 a.C., quando la dinastia degli ultimi sovrani ellenistici, scompare): periodo di diffusione dell’arte greca in tutto il mondo.
La scultura
Il periodo arcaico
Le prime opere dell’età arcaica sono ancora rigide e statiche e i corpi riprendono il modello egizio dell’individuo in piedi, con la gamba sinistra in avanti, ma per i Greci la figura deve stare in piedi senza sostegno. La figura maschile (kouros) viene rappresentata senza indumenti, per evidenziare la perfezione ideale del corpo. La figura femminile (kore) è completamente ricoperta dalla tunica. Entrambe presentano un’acconciatura accurata e il cosiddetto «sorriso arcaico», che non esprime un sentimento ma ha la funzione di sottolineare le masse muscolari del volto. Queste figure maschili e femminili, completamente colorate, rappresentano immagini di defunti o offerte funebri.
Il periodo classico
Il passaggio a una figura che non sia solo anatomicamente perfetta, ma che si muova nello spazio, avviene con Policleto, autore del Canone, un trattato in cui si stabilisce quali sono le proporzioni ideali del corpo umano. Con questo trattato l’arte greca entra nella fase classica, nella quale lo scultore cerca di produrre una bellezza ideale, legata a princìpi di armonia, simmetria ed equilibrio. Gli scultori famosi del periodo sono Mirone, Prassitele e Fidia.
Il periodo ellenistico
Durante questo periodo le città greche perdono la loro libertà perché entrano a far parte dell’impero di Alessandro Magno. L’arte del periodo ellenistico non mira più alla rappresentazione della bellezza ideale ma analizza i sentimenti e gli aspetti più intimi della natura umana. Lo scultore più famoso di questo periodo è Lisippo, autore di statue in bronzo e scultore alla corte di Alessandro Magno.
L’architettura
Il tempio
Il tempio è collocato nella parte alta della città, l’acropoli, ed è considerato la casa della divinità. La cella è la parte più interna, accessibile solo ai sacerdoti, e conserva l’immagine della divinità. L’altare per i sacrifici è invece collocato all’esterno, per essere visibile ai fedeli. Il tempio greco deve esprimere l’idea di armonia, che si ottiene attraverso la costruzione basata su rapporti matematici fra le sue parti. Si abbandonano mattoni e legno per adottare materiali più duraturi, come il marmo, vivacemente dipinti. Si cominciano a stabilire le dimensioni del tempio, il tipo di decorazione e la forma delle colonne e della trabeazione; si creano così tre ordini: dorico, ionico e corinzio. Sui lati brevi del tempio, sopra la trabeazione, c’è il frontone, uno spazio triangolare formato dal timpano e dalle cornici che lo racchiudono.
I teatri
Il teatro, in cui si rappresentano tragedie (narrazioni di vicende mitologiche) e commedie (fatti della vita quotidiana), è fondamentale per l’educazione alla vita democratica dei cittadini. Si costruisce su un pendio naturale per favorire la visione di quanto avviene sulla scena e offrire una buona acustica. La cavea, inserita nel pendio naturale, è formata dalle gradinate destinate agli spettatori; l’orchestra, uno spazio circolare alla base del pendio, è il luogo dove avviene l’azione teatrale, in genere recitazione e danza.
I santuari
I santuari sono luoghi sacri in cui sono presenti vari edifici oltre a quelli destinati al culto della divinità. La loro funzione è quella di unificare i cittadini delle varie poleis, che vi si recano per pregare gli dei o ottenere predizioni sul futuro. Uno dei santuari più famosi della Grecia è il Santuario di Olimpia, dedicato al culto di Giove Olimpio, dove ogni quattro anni si svolgevano le competizioni sportive dei Giochi Olimpici. Un altro santuario molto importante è quello di Delfi, nel quale si interrogava la Pizia, sacerdotessa di Apollo, per conoscere il futuro.
La pittura
Si è persa quasi ogni traccia della pittura greca, nonostante abbia avuto artisti molto famosi; si conserva però una testimonianza dell’evoluzione dei temi e degli stili di quest’arte tramite la pittura dei numerosi vasi che si sono conservati. Durante il medioevo ellenico, la fase iniziale della storia greca, la produzione è a scopo funerario: si usano anfore (per le donne) e crateri (per gli uomini) di grandi dimensioni, decorati a piccoli segni geometrici divisi in fasce, in cui a volte è inserita una scena funebre.
Figure nere e figure rosse
Nella produzione ceramica detta «a figure nere» (sul fondo naturale dell’argilla rossa vengono dipinte figure nere) e in quella detta «a figure rosse» (il fondo viene dipinto di nero e si lasciano in colore naturale le figure), la figura umana presenta maggiori dettagli sia per i tratti fisici, sia per i movimenti e la collocazione nello spazio. L’ultima produzione originale greca è quella dei vasi funerari a fondo chiaro.
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