Le civiltà del mare: Creta e Micene

L’isola di Creta è la più grande del Mar Egeo. Nel III millennio a.C., grazie alla posizione geografica, al centro del Mediterraneo orientale, ebbe un ruolo fondamentale di controllo delle rotte commerciali marittime esercitando un vero e proprio dominio sul mare, definito già dagli antichi talassocrazia.Inoltre il territorio fertile e le favorevoli condizioni climatiche garantivano la coltivazione di cereali e legumi e altre colture più redditizie e ricercate, come l’olivo, la vite e il fico.A Creta si sviluppò la civiltà minoica, da Minosse, il mitico re di Cnosso.La sua storia viene suddivisa in tre periodi: il Minoico Antico o Fase prepalaziale (2700-2000 a.C.), caratterizzato da villaggi di capanne e dalla nascente vocazione artigianale e commerciale dell’isola; il Minoico Medio o Fase protopalaziale (2000-1700 a.C.), in cui si passò dalle comunità di villaggio alla società urbana, contraddistinta dall’edificazione di grandi città con maestosipalazzi; il Minoico Tardo o Fase neopalaziale (1700-1400 a.C.), durante il quale vennero ricostruiti i palazzi, distrutti forse in seguito a un terremoto.Nella civiltà minoica il palazzo del sovrano era il centro della vita politica, economica e religiosa: qui si trovavano i magazzini, dove venivano accumulate le derrate alimentari e le merci, i luoghi destinati ai culti religiosi e allo svago e le sale di rappresentanza, riccamente decorate con affreschi che raffiguravano elementi naturali e scene pacifiche e serene di vita quotidiana.I Minoici praticavano una religione legata alla natura: veniva soprattutto venerata una divinità femminile, identificata con la Grande Madre.Particolare devozione, inoltre, era rivolta al toro, considerato animale simbolo di prosperità e forza.Intorno al 1500 a.C. un violento maremoto, causato dall’eruzione del vulcano dell’isola di Thera, si abbatté su Creta distruggendone la flotta.I Micenei erano un popolo indoeuropeo proveniente da nord, che si stanziò intorno al 1600 a.C. nel Peloponneso fondando la città di Micene.Da qui iniziarono a espandersi occupando le isole dell’Egeo e le zone costiere della Grecia, sostituendosi ai Minoici nel controllo delle rotte commerciali marittime.La società micenea era fortemente centralizzata e gerarchizzata : al vertice c’era il sovrano, il wánax, che governava con l’aiuto di un consiglio di anziani, la gherusia. I Micenei erano organizzati in città-stato spesso in lotta fra di loro per la supremazia sul territorio, sebbene avessero numerosi elementi culturali in comune (come la scrittura utilizzata, oggi decifrata e definita dagli studiosi scrittura lineare B). Il palazzo del sovrano era il fulcro della vita sociale, e veniva edificato nel punto più alto del centro abitato, circondato da poderose mura difensive. La civiltà micenea tramontò intorno al 1000 a.C. in seguito a un brusco declino.

Le civiltà di India e Cina

Come in Mesopotamia anche nelle due aree geografiche dell’India e della Cina si svilupparono civiltà lungo il corso di grandi fiumi: l’Indo, il Gange (India), il Fiume Giallo e il Fiume Azzurro (Cina).Nella valle dell’Indo nacque la civiltà harappana, molto evoluta. Città importanti furono Harappa, Mohenjo-Daro e Lhotal, che presentavano lo stesso impianto urbanistico a pianta rettangolare. Erano suddivise in città bassa, dove si trovava l’abitato, e città alta fortificata, su cui sorgevano gli edifici pubblici. Era presente anche un sistema di distribuzione dell’acqua, e i quartieri erano differenziati per gruppo sociale.Nel corso del II millenio a.C. gli Arii, un popolo indoeuropeo proveniente dalle steppe russe, si stabilirono nel Punjab, nella valle dell’Indo e nei territori a est vicino al fiume Gange. Gli Arii diffusero il sanscrito, la lingua colta dei sacerdoti, con cui vennero composti i Veda, testi sacri della tradizione indiana, che contengono le dottrine fondamentali dell’ Induismo, la religione ancora oggi maggiormente praticata in India.Dopo il breve dominio di Alessandro Magno, salì al potere la dinastia Maurya, che raggiunse il momento di massimo splendore sotto il Regno di Ashoka. I re Maurya diffusero il Buddismo, una religione ispirata a princìpi di non violenza e tolleranza.In Cina i sovrani della dinastia Shang riunirono in un’unica entità statale le comunità di agricoltori che abitavano lungo il Fiume Giallo e il Fiume Azzurro.La Cina raggiunse importanti risultati soprattutto nell’agricoltura, grazie a un sistema di canali che assicurava il giusto rifornimento idrico alle colture.La dinastia Shang introdusse la scrittura ideografica, composta da oltre 2.000 segni, a ognuno dei quali corrispondeva una parola.Alla dinastia Shang successe la dinastia Zhou. L’organizzazione politica di distribuzione delle terre determinò un periodo di grande instabilità politica e di guerre interne, conosciuto come età dei regni combattenti.In questa epoca tumultuosa, in Cina si affermano il Confucianesimo, una filosofia basata sull’obbedienza e il rispetto dell’autorità, e il Taoismo, una dottrina filosofica e religiosa volta alla ricerca di una via per raggiungere l’equilibro spirituale.Questo periodo terminò con l’avvento della dinastia Qin. Il re Ying Zheng, unificò la Cina dando vita al primo Impero, rigidamente centralizzato.A difesa dei confini fu costruita la Grande Muraglia, lunga oltre 5.000 km.Dopo la morte del fondatore, la dinastia Qin si estinse rapidamente e fu sostituita da quella Han. Essi favorirono gli scambi con l’Occidente, attraverso una rete di rotte commerciali come la Via della seta.

Le origini della Grecia

A partire dalla metà del VII secolo a.C. le popolazioni greche iniziarono a chiamarsi Elleni e denominarono Ellade l’intera Penisola Greca. Questo segnò un passaggio importante, ovvero la presa di coscienza di appartenere tutti a una sola comunità. Tale senso di identità era anche dato dal comune patrimonio culturale. Nel II millennio a.C. la Grecia venne raggiunta da popoli indoeuropei provenienti da nord, che si fusero con le popolazioni autoctone. Sulla base di analisi di tipo linguistico, si possono individuare quattro principali gruppi etnici: gli Arcado-ciprioti, gli Ioni, gli Eoli e, infine, i Dori. In seguito all’invasione dei Popoli del mare, molte popolazioni migrarono: tra queste ci furono i Dori, che si stanziarono in Attica e nel Peloponneso. Con l’arrivo dei Dori iniziò il Medioevo ellenico. In questo periodo prese avvio la prima colonizzazione greca: diversi gruppi si spostarono, fondando importanti colonie sulle coste occidentali dell’Asia Minore. La società greca arcaica era composta da due classi principali: l’aristocrazia, che comprendeva i guerrieri, i proprietari terrieri e le ricche famiglie, e il démos, ovvero i contadini, i mercanti e i piccoli proprietari. Uno dei valori fondamentali all’interno della società era l’autonomia dell’individuo, che determinava il riconoscimento e il prestigio sociale, identificati con il concetto di areté, parola greca che indicava un primato etico e fisico. La nascita della pólis segnò l’inizio dell’età arcaica. Il termine pólis indicava sia la città come luogo fisico sia la comunità organizzata dei cittadini. Al potere dei nuovi centri urbani salirono le ricche famiglie aristocratiche. Le cariche pubbliche divennero elettive, temporanee e spesso collegiali. Le póleis greche erano indipendenti l’una dall’altra, ma condividevano un ricco patrimonio culturale e religioso. I riti sacri si svolgevano in pubblico e coinvolgevano tutta la comunità. Le divinità greche avevano di solito caratteristiche e sembianze umane, rappresentavano forze della natura e proteggevano specifiche attività. Inoltre, i Greci condividevano grandi festività, come le Olimpiadi, i giochi sacri in onore di Zeus. Tra l’VIII e il VI sec. a.C. cominciò la seconda colonizzazione greca, che si indirizzò verso ovest, in Sicilia e Italia Meridionale, ovvero nelle zone che prenderanno il nome di Magna Grecia. Le colonie fondate erano di due tipi: territoriali e commerciali.

Nascita e diffusione dell'essere umano

Circa quindici milioni di anni fa dai primati si svilupparono gli ominidi.Dopo l’Australopiteco comparve il genere Homo (Homo habilis, Homo erectus, Homo sapiens). L'ominazione non fu un processo lineare, ma le diverse specie di Homo convissero a lungo con le altre.L’evoluzione culturale dell’essere umano iniziò con la scoperta del fuoco e del linguaggio: a poco a poco l’istinto venne sostituito dalla cultura.La preistoria è il periodo iniziato con la comparsa dell’essere umano e terminato con l’invenzione della scrittura. È tradizionalmente suddivisa in tre fasi che tengono conto delle tecniche di lavorazione della pietra: Paleolitico, Mesolitico e Neolitico.Il Paleolitico noto anche come “età della pietra antica”, raggruppa le culture dei popoli cacciatori e raccoglitori dalle origini sino alla fine dell’ultima glaciazione. L’essere umano del Paleolitico si adattò ai cambiamenti ambientali e dall’Africa migrò in altri continenti.Nel Masolitico l’Europa si arricchì di laghi, fiumi e foreste, mentre l’Africa si desertificò: queste trasformazioni climatiche portarono a una nuova migrazione e gli esseri umani iniziarono a lavorare la pietra realizzando strumenti di piccole dimensioni. Si costruirono le prime abitazioni, palafitte, e le prime imbarcazioni, piroghe.Nel Neolitico l’essere umano perfezionò le tecniche di lavorazione della pietra e modificò radicalmente il proprio modo di vivere grazie all’allevamento e alla diffusione dell’agricoltura.La progressiva affermazione dell’agricoltura spinse i gruppi umani ad abbandonare gradualmente il nomadismo a favore della sedentarietà: furono creati i primi villaggi stabili.La migliore qualità e quantità di cibo ridusse notevolmente la mortalità con conseguente aumento demografico.L’essere umano iniziò a scambiare prodotti e materie prime eccedenti con ciò di cui il suo territorio era privo: ebbe origine così il commercio.La nascita delle prime città segnò l’inizio di un nuovo periodo dello sviluppo dell’umanità denominato “età dei metalli”, suddiviso in tre fasi: età del rame, del bronzo e del ferro.

Roma, nuova potenza mediterranea

Nel corso del V secolo a.C., i Sanniti, un popolo che viveva nelle regioni appenniniche, iniziarono a occupare le fertili pianure della Campania. I Romani si sentirono minacciati da questi vicini, tanto che dal 343 al 290 a.C. si combatterono tre guerre molto violente, che videro sconfitte e vittorie sia da una parte sia dall’altra. Al termine del lungo conflitto Roma si impadronì dei territori dei Sanniti. Nel 282 a.C. Roma provocò la guerra contro Taranto, che chiese aiuto a Pirro, re dell’Epiro, che aveva l’obiettivo di fondare un proprio dominio in Magna Grecia. Pirro ottenne due importanti vittorie a Eraclea e ad Ascoli Satriano, grazie a un esercito agguerrito, rinforzato da elefanti addestrati, ma venne infine sconfitto a Maleventum (ribattezzata dai romani Beneventum) e dovette ritornare in Epiro. In seguito, Roma organizzò i nuovi domini, legando a sé i popoli dei territori conquistati. Nacquero così le colonie, le città alleate e federate, i municipi. Le colonie erano di due tipi: le colonie romane, in cui gli abitanti godevano degli stessi diritti civili e politici dei cittadini romani, e le colonie latine, che avevano autonomia politica e amministrativa, ma dovevano garantire truppe all’esercito romano. I municipi, invece, pur godendo di autonomia amministrativa (eleggevano i magistrati e conservavano i propri ordinamenti), versavano un tributo annuo a Roma e avevano l’obbligo di pagare le tasse e di partecipare alle guerre. Il controllo della Sicilia aprì lo scontro tra Roma e Cartagine, e diede vita a tre guerre dette puniche. La Prima guerra punica vide Roma per la prima volta combattere sul mare e sconfiggere Cartagine nella battaglia alle isole Egadi. Il pretesto per la Seconda guerra punica fu dato dall’assedio cartaginese alla città di Sagunto, protetta dai Romani. Sotto la guida di Annibale, i Cartaginesi varcarono le Alpi e sconfissero l’esercito romano. Scendendo verso sud, inflissero ai Romani la pesante sconfitta di Canne, in Puglia, nel 216 a.C. I Romani, tuttavia, seppero immediatamente riorganizzare l’esercito e passare al contrattacco. L’esercito romano era guidato da Scipione che, eletto console, sbarcò in Africa e sconfisse l’esercito di Annibale a Zama. Cartagine dovette accettare il dominio di Roma. La Terza guerra punica fu determinata dalla violazione, da parte dei Cartaginesi, delle condizioni di pace imposte dai Romani. Infine, Cartagine venne rasa al suolo da Roma e i suoi abitanti ridotti in schivitù.

Roma, dalla Monarchia alla Repubblica

Il mito della fondazione di Roma si basa sulla leggenda di Romolo e Remo. In realtà la città nacque dall’aggregazione di villaggi latini, collocati in una posizione geografica favorevole sui colli in prossimità di un’ansa del fiume Tevere. La società romana dava molta importanza alla familia, caratterizzata dalla centralità del pater familias. Inoltre, le famiglie patrizie avevano al loro servizio numerosi clienti, che in cambio di protezione e denaro le sostenevano politicamente. Il resto della popolazione era formato dalla plebe, costituita da braccianti, operai, contadini, in cui però non mancavano commercianti e artigiani, tutti accomunati dall’esclusione da ogni diritto politico e dall’amministrazione della città. Il cuore del sistema politico nella repubblica oligarchica, era sicuramente il Senato, a cui si accedeva per appartenenza a una gens, o dopo aver ricoperto la carica di console o censore. Nella Roma arcaica la massima autorità politica era il re, il quale era tenuto ad ascoltare, prima di prendere importanti decisioni, il parere dei comizi, assemblee in cui si riunivano i cittadini maschi, che, a seconda delle modalità di aggregazione, erano comizi curiati e concili della plebe (in base al ceto, patrizio o plebeo), comizi centuriati (in base alla ricchezza), comizi tributi (in base alla residenza). Le magistrature romane erano elettive, collegiali, temporanee e soprattutto gratuite. I magistrati più importanti erano i due consoli, eletti annualmente dai comizi centuriati, tra i patrizi. Altre magistrature con compiti specifici erano: i censori, che curavano il censimento; la dittatura, magistratura eccezionale a cui si ricorreva in casi di pericolo. La religione romana aveva un carattere utilitaristico, in quanto lo scopo principale era quello di assicurare alla città l’aiuto divino. Importante era l’interpretazione della volontà divina, per poter poi individuare i riti specifici per modificarla. Perciò, come gli Etruschi, davano grande credito ai presagi: prima di qualunque evento di rilievo, pubblico o privato, i Romani compivano un sacrificio e traevano auspici mediante l’analisi delle viscere degli animali o l’osservazione del cielo. In età monarchica, per l’influenza dei re etruschi, si diffuse la venerazione della cosiddetta triade capitolina, costituita da Giove, Giunone e Minerva.

Sparta e Atene

Sparta ed Atene erano due póleis. molto diverse l’una dall’altra. Sparta, di origine dorica, era una città conservatrice e aristocratica, chiusa in se stessa e per niente propensa ai cambiamenti. La società era composta da spartiati, perieci e iloti. I primi erano una casta guerriera e detenevano il potere. Ai perieci era garantita la libertà, ma non i diritti politici; gli iloti erano gli schiavi. La vita di tutti gli spartiati era regolata dallo Stato. I giovani erano sottoposti a una rigida educazione collettiva. Agli spartiati lo Stato, come ricompensa per l’impegno militare, assegnava un appezzamento di terra e un numero di schiavi, gli iloti, per coltivarlo. L’ordinamento politico della pólis spartana poggiava su quattro organismi: la diarchia, la gherusìa, l’apèlla e l’eforato.Atene era di origine ionica, aperta, innovatrice e democratica con un governo oligarchico. Gli organi della pólis erano tre: l’arcontato, l’areopago e l’ecclesia. Il coinvolgimento delle classi popolari nel governo della pólis era maggiore rispetto a Sparta. Nel 594 a.C. ad Atene le riforme di Solone diedero risposta alle richieste della classe emergente dei mercanti, che rivendicavano un ruolo nel governo della città. Solone divise la società in quattro classi sulla base del censo. I membri delle prime due classi potevano diventare arconti e far parte dell’areopago. Tutti i cittadini maschi in grado di portare le armi e di almeno venti anni facevano parte, invece, dell’ecclesia. Solone istituì anche l’eliea, un tribunale popolare che si riuniva all’aperto e che si occupava delle cause civili e dei ricorsi dei cittadini contro le decisioni degli arconti tesmoteti. Potevano far parte dell’eliea tutti i cittadini sopra i trent’anni. I giudici erano eletti annualmente per sorteggio in numero di 600 per tribù: il loro numero complessivo era 6.000 e, dopo aver prestato giuramento, erano divisi fra i differenti tribunali civili.

Tra mare e deserto, Fenici ed Ebrei

La Palestina, chiamata in origine Terra di Canaan, è un’area strategicamente molto importante fin dall’antichità. Qui, a partire dal 1100 a.C., si insediarono due popoli: Fenici ed Ebrei.I Fenici erano un popolo di navigatori e commercianti che vivevano nella stretta fascia di terra corrispondente all’attuale Libano.Erano organizzati in città autonome tra loro, governate da un sovrano e da un’assemblea di anziani.Erano tanto abili nella navigazione da riuscire a orientarsi in mare anche di notte, usando come punto di riferimento la stella polare.Fondarono numerosi empori e colonie lungo le coste del Mediterraneo: tra queste ultime la più famosa fu Cartagine, fondata nell’ 814 a.C. sulle coste dell’attuale Tunisia.I prodotti fenici più richiesti erano la porpora e gli oggetti in vetro lavorato.La necessità di registrare in modo veloce i beni scambiati li spinse a elaborare una scrittura più semplice rispetto a quella degli altri popoli della Mesopotamia e pertanto inventarono il primo alfabetico fonetico.Gli Ebrei erano originari della città di Ur in Mesopotamia e arrivarono in Palestina guidati dal loro patriarca Abramo.Erano nomadi e dediti alla pastorizia. A causa di carestie furono costretti a spostarsi in Egitto, dove però furono ridotti in schivitù. Sarà Mosè, intorno al 1250 a.C., a guidarli nuovamente in Palestina.Intorno al 1030 a.C., nacque uno Stato unitario, il Regno d’Israele, sotto il re Saul; si rinforzò poi con David e Salomone e la capitale venne spostata a Gerusalemme.Alla morte di Salomone il Regno d’Israele si divise in due tronconi indipendenti: uno a nord, denominato Regno di Israele, con capitale Samaria, e uno a sud, il Regno di Giuda, con capitale Gerusalemme.In seguito i due Regni vennero occupati dagli Assiri e dai Babilonesi.Nel 539 a.C. terminò la cosiddetta cattività babilonese e gli Ebrei tornarono in Palestina grazie all’intervento del re persiano Ciro II.Nel 331 a.C. l’Impero Macedone conquistò la Palestina, segnando così la fine dell’indipendenza del popolo ebraico. Nel 6 d.C. l’intera area divenne una provincia di Roma.

In questa sezione trovi le tracce audio delle sintesi delle unità del volume 1.

Che cosa studia la Storia?

La Terra e la Geografia

La vita sulla Terra

I popoli della Mesopotamia

L'antico Egitto

Gli imperi del Vicino Oriente

Tra mare e deserto Fenici ed Ebrei

Le civiltà del mare Creta e Micene

Le civiltà di India e Cina

I Sapiens, le risorse e l'ambiente

Le origini della Grecia

Sparta e Atene

Le guerre persiane

La Grecia dell'età classica

Alessandro Magno e l'età ellenistica

Demografia e urbanizzazione

L'Italia prima di Roma

Roma, dalla Monarchia alla Repubblica

Roma, una nuova potenza mediterranea

L'Italia in Europa e nel mondo

Augusto e la nascita del Principato

Dal 31 a.C. Ottaviano fu console e iniziò un processo di sostanziale svuotamento delle magistrature repubblicane e di progressiva emarginazione delle assemblee, ponendosi come arbitro unico dei destini comuni e individuali. Valorizzò formalmente il ruolo del Senato, che mantenne le tradizionali funzioni legislativa e di gestione della politica estera, a cui fu aggiunto il potere giudiziario per i reati di concussione e lesa maestà. Ma allo stesso tempo Ottaviano si garantì il controllo dell’assemblea senatoria, introducendovi persone di sua fiducia, e nel 28 a.C. si attribuì la carica di princeps senatus (“primo tra i senatori”), titolo che rimarcava la sua appartenenza al Senato, conferendogli in aggiunta la facoltà di convocarne e presiederne le riunioni e di votare per primo ogni proposta, condizionandone in tal modo l’approvazione. Nel 27 a.C. il Senato conferì a Ottaviano l’importante titolo di Augustus. Questo titolo, insieme con le cariche che Ottaviano assunse, gli conferì un grande potere, e inaugurò l’era del principato, assicurando a tutta la cittadinanza la pace e l’ordine. Ottaviano Augusto condusse poche guerre di conquista e procedette a un rafforzamento dei confini; riorganizzò le province in senatorie e imperiali. Queste ultime furono affidate a legati da lui scelti e fedeli. Anche l’esercito venne riorganizzato introducendo una regolare carriera militare. Le truppe erano tutte volontarie e ricevevano un compenso adeguato e un premio di concedo. Il soldato diventò, quindi, un vero e proprio mestiere. Numerose furono le opere pubbliche avviate in questo periodo, e la città di Roma venne dotata di servizi essenziali per la distribuzione del cibo alla plebe, per la sicurezza e per l’organizzazione dei giochi. Si garantì in questo modo un periodo di pace che va sotto il nome di pax Augusta. Fu una nuova epoca, caratterizzata dal recupero degli antichi ideali, che avevano reso grande la città di Roma. Si avviò un’opera di propaganda affidata a Mecenate, che si circondò di storici e poeti, quali Tito Livio, Publio Virgilio Marone, Quinto Orazio Flacco, i quali, attraverso le loro opere, sostennero il programma augusteo.Altri elementi della propaganda furono le migliaia di statue di Augusto, recanti i simboli della sua auctoritas, collocate in ogni regione dell’Impero, e i numerosi monumenti civili e religiosi, ad esempio il Foro di Augusto e l’Ara Pacis Augustae.

Costantino e l’Impero cristiano

Diocleziano fu il primo imperatore romano ad abdicare volontariamente: nel 305 d.C. decise di ritirarsi dalla scena politica, trasferendosi in Dalmazia nella sua residenza a Spalato. Con la fine del regno di Diocleziano terminò l’esperienza della tetrarchia. Infatti, appena l’imperatore lasciò Roma, si riaccesero le lotte per la successione al trono: da una parte le legioni della Britannia acclamarono imperatore Costantino, figlio dell’augusto d’Occidente Costanzo Cloro; dall’altra pretoriani e cittadini romani scelsero Massenzio, figlio dell’augusto Massimiano, come erede dell’Impero. Nel 312 d.C. le opposte fazioni si scontrarono nella battaglia di Ponte Milvio, in cui Costantino riuscì a sconfiggere il rivale. Nel 324 d.C. Costantino sbaragliò anche l’esercito di un altro pretendente al trono, Licinio, che in seguito alla battaglia di Crisopoli venne esiliato a Tessalonica. Da questo momento, Costantino rimase solo al comando dell’Impero. Costantino tentò di ripristinare il prestigio dell’autorità imperiale compiendo un’ulteriore riforma della struttura amministrativa, aumentando le province e le diocesi.Il nuovo imperatore, inoltre, mostrò particolare attenzione al consolidamento dei confini dell’Impero, conducendo campagne militari contro le tribù germaniche ed edificando opere ingegneristiche che permettessero il rapido spostamento delle truppe. A tale scopo, fece costruire due ponti sul Reno e sul Danubio, affinché le truppe potessero agevolmente muoversi in territorio nemico.Le difficoltà di reclutamento fra i cittadini romani favorirono una presenza via via più massiccia di comandanti di origine germanica, anche di grande valore, e un conseguente cambiamento delle tecniche di combattimento. Costantino era favorevole alla libertà di religione, e nel 313 d.C. emise l’editto di Milano (o editto di tolleranza), che pose le basi per la futura alleanza tra Chiesa e Impero romano. Costantino continuò a rivestire la carica di pontifex maximus; l’intervento a sostegno della Chiesa contro le eresie fu determinato più da motivazioni politiche che dalla conversione del sovrano alla fede cristiana, in quanto, uno scisma avrebbe potuto compromettere l’unità dell’Impero.Costantino spostò la capitale a Bisanzio, una cittadina edificata sul sito ove sorgeva un’antica colonia greca, ampliata e fortificata da Settimio Severo alla fine del II secolo d.C. La città cambiò nome e venne chiamata Costantinopoli.

Dal principato all’Impero

Con i successori di Augusto, morto nel 14 d.C., il modello politico imperiale si consolidò e diventò sempre più assolutistico. Gli imperatori dovettero comunque confrontarsi con le posizioni del Senato, dell’esercito e della plebe urbana, il cui consenso era una condizione necessaria per giungere al trono e mantenere il potere.Le province, durante il primo secolo dell’Impero, acquistarono sempre più importanza in ambito economico e politico, grazie a un continuo processo di romanizzazione e alla costante estensione della cittadinanza. Il successore di Augusto fu Tiberio, che inizialmente cercò di governare con il consenso del Senato, ma nell’ultimo periodo della sua vita mise in atto una politica di repressione che gli procurò la fama di principe crudele e corrotto. Suo successore fu Caligola che ebbe avversari sia il Senato sia la plebe, a causa del suo governo dispotico e autocratico. Morì nel 41 d.C. assassinato da un pretoriano. A questo punto i pretoriani acclamarono imperatore Claudio, che si distinse per la riforma amministrativa, la concessione della cittadinanza romana agli abitanti della Gallia e la possibilità, riconosciuta alle famiglie di condizione più elevata, di accedere al Senato. Investì ingenti somme nell’ampliamento della rete stradale, per facilitare gli scambi commerciali. Morì nel 54 d.C., forse avvelenato dalla moglie Agrippina. Il suo successore fu Nerone, che governò secondo il modello delle monarchie assolutistiche, divinizzando la sua persona e imponendo in modo autoritario la sua volontà. Durante il suo regno, scoppiò un terribile incendio che distrusse alcuni quartieri di Roma. L’imperatore incolpò del fatto i cristiani, i fedeli di una nuova religione che si stava diffondendo anche a Roma. Nel 68 d.C., dopo essere stato dichiarato nemico dello Stato dal Senato, si fece uccidere da un liberto. Con la sua morte finì la dinastia giulio-claudia, che aveva governato per oltre cinquant’anni a partire da Tiberio. Nel 69 d.C. si succedettero al governo di Roma quattro imperatori, l’ultimo dei quali, Vespasiano, restò al potere per dieci anni, dando inizio alla dinastia flavia, che assicurò all’Impero un periodo di pace. A Vespasiano successero prima il figlio Tito, che nel 70 d.C. aveva occupato Gerusalemme e distrutto il Tempio di Salomone, e poi Domiziano, che governò in modo assolutistico e rafforzò i confini dell’Impero. Venne ucciso durante una congiura nel 96 a.C., segnando così la fine della dinastia flavia. Nel 79 d.C., durante il regno di Tito, si verificò la tragica eruzione del Vesuvio, che distrusse le città di Pompei, Ercolano e Stabia.

Economia e squilibri del mondo globale

Il mondo negli ultimi anni è stato caratterizzato dalla globalizzazione, ovvero dalla possibilità di scambiare capitali, merci e informazioni in tutto il mondo. I Paesi del mondo si dividono a seconda della loro ricchezza in Paesi ricchi e Paesi poveri, oppure Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo. Esistono molti modi di misurare la ricchezza di un Paese: il più diffuso è il PIL, il Prodotto Interno Lordo, che indica la ricchezza prodotta in un anno. La globalizzazione ha trasformato i Paesi tecnologicamente avanzati dando origine a un tipo di economia chiamato new economy, in cui sono più importanti i servizi rispetto alla produzione industriale. Il sistema economico di ogni Paese è diviso in settori: il settore primario (agricoltura, allevamento, pesca); il settore secondario (industria e artigianato); il settore terziario (trasporti, commercio e servizi) e il cosiddetto terziario avanzato (nuove tecnologie e sistemi di informazione e comunicazione). Nel settore primario i Paesi ricchi producono molto impiegando pochi addetti. Si coltiva in modo intensivo soprattutto con l’uso di macchinari. Nei Paesi più poveri, invece, l’agricoltura è di sussistenza (per l’autoconsumo) o di piantagione (per le monocolture, coltivate in modo estensivo). Nel settore secondario gli ultimi decenni hanno visto molte industrie trasferire gli stabilimenti produttivi dai Paesi industrializzati a quelli a basso reddito per ridurre i costi della manodopera. Nei Paesi avanzati sono rimaste le industrie ad alto contenuto tecnologico. Il settore terziario si è sviluppato fortemente in tutto il mondo, ma in particolare nei Paesi ricchi, dove è presente una grande rete di trasporti, che favorisce i commerci, e una forte concentrazione di servizi finanziari e legati all’informatica. L’economia, il mercato e il capitalismo globali hanno però accentuato le disuguaglianze, e in alcuni continenti, come in Africa, molte persone vivono nella povertà, mancando spesso del loro minimo fabbisogno alimentare. La cooperazione internazionale e i movimenti sociali propongono un cambio di paradigma dell’economia globale.

Europa e Unione europea

L’Europa confina a nord con il Mar Glaciale Artico, a sud con il Mar Mediterraneo, a ovest con l’Oceano Atlantico e a est con i Monti Urali, il Caucaso, l’Ural e il Mar Caspio. Il suo territorio presenta una grande varietà di paesaggi e climi. In Europa vivono 740 milioni di persone. Dopo la Seconda guerra mondiale alcuni Paesi dell’Europa decisero di unirsi con l’obiettivo di superare le divisioni e garantire la pace, lo sviluppo economico e la difesa dei diritti: fu un lungo processo, che iniziò con una serie di accordi economici, fra cui i Trattati di Roma e la CEE (Comunità Economica Europea). Nel 1992 il Trattato di Maastricht sancì ufficialmente la nascita dell’Unione Europea, un’organizzazione sovranazionale e intergovernativa, i cui valori fondanti sono stati confermati dal Trattato di Lisbona del 2007. Oggi, dopo l’uscita del Regno Unito nel 2020 (Brexit), i Paesi membri dell’Unione Europea sono 27. Gli organi istituzionali fondamentali dell’Unione Europea sono il Consiglio dell’Unione Europea, il Parlamento europeo e la Commissione europea. Le decisioni politiche prese dall’Unione Europea si traducono in regolamenti e direttive, ovvero norme comunitarie e obiettivi, che ogni Stato membro può raggiungere attuando le riforme che ritiene più opportune. Il 1° gennaio 2002 è entrato in circolazione l’euro: la moneta unica europea, attualmente adottata da 19 Stati europei, che compongono la cosiddetta eurozona. Tra i Paesi più rilevanti dell’Unione Europea ci sono la Germania, la Francia, l’Italia, la Spagna e la Polonia. La Germania è una repubblica parlamentare federale con capitale Berlino: è la prima potenza economica europea. La Francia è una repubblica costituzionale semipresidenziale con capitale Parigi: la sua geopolitica è importante a livello mondiale. La Spagna è una monarchia parlamentare con capitale Madrid: in questi ultimi anni è stata protagonista di un importante sviluppo economico. La Polonia è una repubblica con capitale Varsavia: ultimamente ha adottato politiche conservatrici che hanno provocato tensioni all’interno dell’UE. L’Europa comprende anche Paesi, fuori dall’Unione Europea, che hanno una grande rilevanza a livello politico ed economico: il Regno Unito, la Russia e la Turchia. L’Europa è da sempre terra di migrazioni: negli ultimi secoli molti Europei si sono spostati verso altri continenti, o anche all’interno di uno stesso Stato, in cerca di migliori condizioni di vita. Oggi, una delle questioni fondamentali che l’Unione Europea si trova ad affrontare è quella dell’accoglienza e dell’integrazione di migliaia di profughi in fuga da povertà e guerre, provenienti soprattutto dall’Africa e dal Medio Oriente.

I regni romano-germanici

Il periodo di transizione verso l’Alto Medioevo, oggi denominato tardoantico, fu caratterizzato da alcuni fenomeni di grande rilevanza: il consolidamento di alcuni Regni romano-germanici e, contemporaneamente, un forte calo demografico, che provocò lo spopolamento di intere aree periferiche dell’Impero. Le campagne si svuotarono dal momento che i contadini, a causa dei continui saccheggi e delle razzie, non si sentivano più al sicuro. Anche fattori climatici avversi portarono alla diminuzione della produzione agricola e a frequenti periodi di carestia, determinando un aumento della mortalità per fame e per lo scoppio di epidemie.Il calo demografico produsse effetti negativi anche sul sistema delle comunicazioni e dei trasporti, perché ridusse drasticamente la circolazione di persone e merci. Le popolazioni germaniche, che avevano provocato la caduta della parte occidentale dell’Impero romano, si stanziarono nei territori occidentali e, dopo una prima fase di opposizione cruenta fra le diverse componenti etniche, fondarono nuove entità statali: i Regni romano-germanici. Gli invasori mantennero il controllo politico e militare delle nuove formazioni statali, mentre agli sconfitti fu lasciata l’amministrazione civile. Tuttavia, non si ebbe quasi mai una completa integrazione fra questi popoli, ma solo, e soprattutto in alcuni casi, una semplice convivenza. Tra i Regni romano-germanici un posto di rilievo occuparono quelli dei Visigoti e dei Franchi. I primi rappresentarono a lungo il pericolo più grave per la sopravvivenza di Roma. Il Regno franco, fondato da Clodoveo, fu l’unico Stato romano-germanico distintosi per la stabilità e l’integrazione tra le componenti gallo-romane e quelle germaniche. Su queste basi, divenne il più grande Stato territoriale dell’Occidente. Non è un caso che i sovrani di queste popolazioni si convertirono al Cattolicesimo e strinsero una solida alleanza con la Chiesa. Gli Ostrogoti, invece, guidati dal loro re Teodorico, educato a Bisanzio secondo la tradizione latina e alleato dell’imperatore d’Oriente, furono inviati in Italia per combattere Odoacre. La conquista dell’Italia rappresentò per Teodorico l’occasione per realizzare il suo progetto di un grande Regno ostrogoto, erede di Roma in Occidente. Il sovrano mantenne a lungo buoni rapporti con la Chiesa anche se, a differenza degli altri capi germanici che tentarono la via dell’integrazione fra elemento romano e quello germanico, Teodorico portò avanti una politica di semplice coesistenza fra i due popoli, ritenendo le differenze incolmabili.

L’età d’oro dell’Impero

Dopo la morte di Domiziano iniziò il cosiddetto principato d’adozione: per quasi tutto il II secolo d.C. fu l’imperatore in carica a scegliere il proprio successore. Inoltre, la pratica dell’adozione dette la possibilità di accesso al principato anche ai cittadini di origine provinciale e ai generali che comandavano le truppe stanziate lontano da Roma. Il primo di questi fu Marco Ulpio Traiano, che si dimostrò un ottimo imperatore: infatti, durante il suo lungo regno, durato quasi vent’anni, l’Impero romano raggiunse la sua massima espansione e l’apogeo della sua prosperità.Alla sua morte gli successe Adriano, che accantonò la politica di conquista per dedicarsi al rafforzamento dei confini dell’Impero, ordinando la costruzione di una muraglia in pietra, lunga 118 km, costellata di torri di guardia e di avvistamento, conosciuta ancora oggi come il Vallo di Adriano. Adriano, individuò come suo successore Antonino Pio, di origine gallica e di estrazione sociale non nobile, che si dimostrò un attento amministratore, incoraggiò l’istruzione pubblica e dedicò particolare cura ai diritti della persona, con l’intento di promuovere una maggiore equità sociale. Nel 161 d.C. salì al potere Marco Aurelio, noto per i suoi studi di filosofia, sotto il cui regno la pax romana fu bruscamente interrotta, e il suo governo fu caratterizzato da frequenti ribellioni nei territori più lontani.Con Marco Aurelio terminò il meccanismo dell’adozione nella successione: infatti, alla sua morte, salì al trono suo figlio Commodo, che si dimostrò dispotico e incapace di governare, tanto che in breve tempo dissipò i positivi risultati conseguiti dai suoi predecessori. Dopo il regno di Commodo seguì un lungo periodo di anarchia, da cui uscì vincitore Settimio Severo, che, una volta diventato imperatore, diede inizio alla dinastia dei Severi. Dunque Settimio Severo ripristinò la successione ereditaria e, grazie alle sue riforme, assicurò all’Impero un periodo di prosperità.Questa fase di relativa stabilità si interruppe quando salì al trono il figlio di Settimio Severo, Caracalla, il quale governò in maniera dispotica, dissipando le casse dello Stato. Alla sua morte si susseguirono al potere altri imperatori della dinastia dei Severi, ma gli intrighi di palazzo causarono la morte prima di Eliogabalo, e poi di Alessandro Severo, con cui si estinse la dinastia dei Severi

L’età di Cesare

Dopo la morte di Silla, il Senato si affidò a Gneo Pompeo, che era stato luogotenente dell’esercito romano. Egli venne incaricato di debellare i pirati che infestavano il Mediterraneo orientale e di condurre la guerra contro Mitridate, re del Ponto. Nonostante le vittorie che Pompeo conseguì, al rientro dall’Oriente il Senato lo accolse con freddezza e tentò di bloccare le sue iniziative per ridurne la popolarità. L’atteggiamento del Senato ebbe come immediato effetto il riavvicinamento di Pompeo a Licinio Crasso e favorì l’ascesa di Gaio Giulio Cesare.Cesare si candidò al consolato nel 59 a.C., dopo aver stretto un accordo segreto con Pompeo e Crasso: il primo trimvirato. Mentre Cesare si trovava in Gallia, Crasso morì e Pompeo, che temeva la potenza di Cesare, si alleò nuovamente con il Senato. Nel 49 a.C. Cesare volle di nuovo il consolato, ma trovò nel Senato e in Pompeo due forti oppositori. Allora, Cesare marciò su Roma, dando inizio alla seconda guerra civile.Cesare affrontò Pompeo nel 48 a.C. a Farsalo, in Grecia. Pompeo si rifugiò in Egitto, dove il faraone Tolomeo XIII lo fece uccidere. Cesare per vendicarne la morte consegnò il trono alla sorella del faraone, Cleopatra. La guerra civile terminò nel 45 a.C. A questo punto Cesare prese il controllo di Roma, venne nominato dittatore a vita, acquisì i poteri propri del Senato e dei tribuni della plebe e approvò una serie di leggi a favore della plebe. Il suo grande potere fu, probabilmente, la causa del suo assassinio. Infatti, un gruppo di senatori, tra cui Bruto, suo figlio adottivo, e Cassio, lo assassinarono il 15 marzo (le idi di marzo) del 44 a.C.Cesare, prima di morire, aveva designato il nipote Ottaviano come suo erede. Questi nel 43 a.C. formò il secondo triumvirato con Lepido e Marco Antonio. I triumviri si spartirono il controllo delle province di Roma, e Antonio si stabilì ad Alessandria d’Egitto, ospite di Cleopatra, la regina che Cesare aveva riportato sul trono una volta eliminato il fratello Tolomeo XIII.Marco Antonio governava l’Oriente come una sua proprietà. I suoi legami con Cleopatra lo misero in cattiva luce a Roma, e questo offrì a Ottaviano lo spunto per presentarsi come difensore delle tradizioni e dei valori di Roma.Ottaviano attaccò Marco Antonio e lo sconfisse ad Azio in Epiro. Marco Antonio si suicidò insieme a Cleopatra. Questa fu l’ultima guerra civile e segnò la fine definitiva della Repubblica e l’inizio del principato.

L’Europa feudale

Nell’843, anno della morte di Ludovico il Pio, l’Impero venne diviso tra i suoi figli: i territori orientali furono affidati a Ludovico II il Germanico, quelli occidentali andarono a Carlo il Calvo, e le terre in mezzo, comprese tra Italia e Paesi Bassi, toccarono a Lotario, il quale conservò anche il titolo imperiale. I successori di Carlo Magno, per consolidare il proprio potere, strinsero numerose alleanze con i signori locali: nacque così il rapporto di vassallaggio, in cui un signore (vassallo) giurava fedeltà al sovrano, ricevendo in cambio la concessione di un beneficio (feudo). Nell’877 il capitolare di Quierzy, emanato da Carlo il Calvo, stabilì che, in caso di morte improvvisa del titolare di un beneficio feudale in una spedizione militare, il feudo sarebbe passato a un suo erede. Tra il IX e il X secolo l’Europa subì nuove invasioni. Da sud-est arrivarono i Saraceni, che conquistarono gran parte delle terre affacciate sul Mediterraneo: si insediarono anche in Sicilia, dove fondarono un emirato con capitale Palermo.I territori occidentali, invece, erano preda delle incursioni degli Ungari, che furono fermati nel 955 nella battaglia di Lechfeld.Da nord giunsero i Vichinghi o Normanni, che nelle loro scorrerie razziavano ogni ricchezza trasportabile, grazie all’uso di imbarcazioni agili e affusolate (i drakkar). Nel 911 il capo vichingo Rollone ricevette da Carlo il Semplice il titolo di duca di Normandia, diventando così vassallo dei re franchi. Nel 1066 Guglielmo il Conquistatore attraversò il Canale della Manica con un esercito agguerrito e, sconfitti gli Anglosassoni ad Hastings, fu incoronato re d’Inghilterra. Agli inizi dell’XI secolo altri gruppi di Normanni si spinsero invece fino al Sud Italia: qui la famiglia Altavilla creò un Regno, i cui confini comprendevano gran parte dell’Italia meridionale e la Sicilia. Dal Nord Europa si mossero anche i Vareghi: nel 987 Vladimir il Grande fondò a Kiev un principato, che costituì il nucleo territoriale originario del futuro Impero russo.Per difendersi dalle incursioni esterne i vassalli iniziarono a cingere con possenti mura e palizzate le proprie residenze, dando vita al fenomeno dell’incastellamento: i castelli divennero la manifestazione del potere feudale. Nel 962 Ottone I fu incoronato imperatore a Roma e diede inizio al Sacro romano impero germanico. Il nuovo imperatore concesse benefici a vescovi e abati: nacquero così i vescovi-conti, che non potevano trasmettere il loro beneficio a eredi per cui, alla loro morte, le terre tornavano nelle mani dell’imperatore. A lungo andare, questo determinò il cedimento morale di parte del clero, che assunse uno stile di vita poco consono al loro ruolo ecclesiastico.

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